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A Caivano l'orrore per Fortuna è una ferita ancora aperta

A Caivano l'orrore per Fortuna è una ferita ancora aperta

A sei anni fu uccisa per essersi ribellata agli abusi

NAPOLI, 31 agosto 2023, 15:10

Redazione ANSA

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Fortuna Loffredo in una foto - RIPRODUZIONE RISERVATA

Fortuna Loffredo in una foto - RIPRODUZIONE RISERVATA
Fortuna Loffredo in una foto - RIPRODUZIONE RISERVATA

   Uccisa a sei anni perché si era ribellata all'ennesima violenza sessuale. Risale al 2014 l'omicidio di Fortuna Loffredo, l'orrore che, per primo, concentrò i riflettori della cronaca nazionale sul Parco Verde di Caivano, e che è stato rievocato più volte dopo la scoperta degli abusi di gruppo sulle due cuginette. Una ferita ancora aperta che la gente e il parroco don Maurizio Patriciello ricorderanno anche domani alla premier Giorgia Meloni, per sottolineare quanto poco sia stato fatto, nei 9 anni dopo quel delitto, per alleviare le condizioni di degrado e abbandono del quartiere. Fortuna Loffredo fu scaraventata giù dall'ottavo piano del palazzo dove abitava da Raimondo Caputo, un vicino di casa che da tempo abusava della bambina. Per quel delitto l'uomo è stato condannato in via definitiva all'ergastolo; la Cassazione ha confermato anche i 10 anni inflitti in primo e secondo grado a Marianna Fabozzi, la compagna di Caputo.

I due tentarono inizialmente di accreditare la tesi dell'incidente, ma le indagini - rese più complesse dal clima di omertà nel quartiere - svelarono ben presto una realtà diversa. Il Parco Verde era già stato segnato dal dolore il 27 aprile 2013 quando un bambino di tre anni, Antonio, figlio di Marianna Fabozzi, era morto cadendo dal balcone. Per questo secondo caso Caputo e la Fabozzi sono finiti sotto processo e assolti nel 2021.Dal giudizio sull'omicidio di Fortuna emerse un quadro di ripetute violenze sessuali commesse da Caputo anche su altre due bambine.
    Abusi di cui si vociferava nel Parco Verde di Caivano, ma che nessuno aveva avuto il coraggio di denunciare, anzi: l'indagine sulla morte di Fortuna fu costellata di tentativi di depistaggio e false dichiarazioni da parte di chi conosceva le persone coinvolte. Fu invece un'amichetta della vittima, sua coetanea, a raccontare agli inquirenti le violenze subite dalla piccola.
    Grazie all'aiuto di don Patriciello la mamma di Fortuna, Mimma Guardato, si è trasferita da tempo in un'altra regione e sta costruendo una vita diversa per sé e per i due figli maschi.
    Anche la madre di una delle due cuginette vittime del branco vorrebbe fare altrettanto, e ha chiesto alle istituzioni un aiuto in tal senso.  
   

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