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L'Archeologia da Spiaggia di Finotto al MANN

L'Archeologia da Spiaggia di Finotto al MANN

La plastica ritrovata dialoga con l'antico, fino al 31 luglio

NAPOLI, 28 aprile 2022, 16:20

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Abbandonati e trascinati dalla risacca per trovare nuova vita: sono gli oggetti di plastica che Maurizio Finotto ha raccolto durante dieci anni sui litorali italiani. Uno scavo particolarissimo, che trova valore creativo nella mostra 'Archeologia da spiaggia' alla Stazione Neapolis del Museo Archeologico Nazionale di Napoli fino al 31 luglio.
    Nell'esposizione, curata da Melania Rossi, tredici opere, sculture, diorami, calchi, video-installazioni e video-animazioni dialogano con reperti che provengono dai depositi del Museo. "Non c'è nulla di casuale nell'incontro tra il MANN, che negli ultimi anni ha dedicato molta attenzione ai temi ambientali, e la ricerca di Finotto. Proprio come un archeologo, l'artista legge questo materiale di scarto anche in chiave di memoria. E ci ricorda le urgenze di oggi: l'elemento che daterà la nostra epoca rischia di essere la plastica, come fu la ceramica per il mondo antico" spiega il direttore del Museo, Paolo Giulierini. In mostra il canopo di Ka-uab in alabastro, un frammento di idolo egizio, una mano in terracotta, bicchieri, tazze e coppe in vetro, coppette in terra sigillata italica vesuviana (tra la fine del I secolo a.C. e la fine del II), un galeone sintetico a confronto con la riproduzione di una imbarcazione antica. Vasi canopi in plastica, rappresentano le nuove divinità della società dei consumi: come Svitol probabile protettore delle Porte della Luce, serrature dell'aldilà con elementi plastici a forma di greche. Reminiscenza dei calchi vesuviani è il Bambino Pompeiano, in gesso e plastica, mentre il diorama Spiaggia raccoglie un campionario di oggetti. 'Risacca del Novecento' è la videoinstallazione, 'Caccia al pallone' l'omaggio alla passione partenopea. Nel pannello introduttivo parole di Ermanno Cavazzoni. In collaborazione con Scripps Institution of Oceanography at the University of California San Diego, l'allestimento nasce dalla collaborazione con lo Studio Trisorio e grazie alla donazione Art Bonus di Gianfranco D'Amato.
   

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