"Capisco che la notorietà è una
condizione difficile ma comincio a credere che nel mio caso si
tratti di un genere letterario. Non c'è giorno che non debba
leggere cose mi riguardano e che mi lasciano basito. Quella di
oggi è solo l'ultima. Vedere il mio nome associato ad una
operazione anti mafia mi produce sbalordimento e irritazione
assoluta". Lo dichiara Gigi D'Alessio, il cui nome è spuntato
nell'inchiesta sul traffico di droga che ha portato all'arresto
di tre poliziotti. I tre agenti in più di una occasione
avrebbero accompagnato il cantante, utilizzando abusivamente
l'auto di servizio.
"Nel mio caso - ha sottolineato D'Alessio - non viene mai
rispettato non dico la privacy, di cui pare non abbia diritto,
ma neanche un criterio di opportunità che cade davanti
all'esigenza di fare un titolo di giornale".
"Vengo prelevato dalla polizia o dai carabinieri e talvolta
dai vigili urbani - ha aggiunto ancora - ogni qual volta faccio
un concerto o partecipo ad un evento per ragioni di ordine
pubblico. Non sono io che scelgo chi mi viene a fare la
staffetta o quale corpo si occupa dei miei spostamenti, mi
attengo a disposizioni che mi vengono date. Poi se un mio fan
come del resto succede per altre migliaia decide di prendere un
aereo per seguire un mio concerto a New York, cosa certamente
non inusuale, e che questo sia un poliziotto o un ingegnere non
è certamente una variabile di cui mi occupo anche se questo pare
sia sufficiente per vedere il mio nome infilato in una storia di
cui ovviante non so nulla".
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