"Esercitò vari mestieri
intellettuali, tenuti saldamente insieme dalla passione per la
poesia": lo ha scritto Maria Teresa Imbriani, curatrice del
volume intitolato "'Porto la lontananza in questa mano'. Gian
Domenico Giagni tra letteratura e nuovi media" (Osanna
Edizioni), inserito dalla Deputazione di Storia Patria per la
Lucania nella collana di Arte e Letteratura. Il libro raccoglie
gli atti del convegno svoltosi a Potenza nel luglio del 2022 -
per iniziativa del dipartimento di Scienze umane dell'Università
della Basilicata e dal Cgiam "per celebrare il centenario della
nascita di Gian Domenico Giagni, poeta, traduttore,
sceneggiatore e regista".
Giagni - nato a Potenza l'8 luglio 1922 e morto a Roma il 9
marzo 1975 - fu "critico, giornalista, traduttore,
sceneggiatore, autore radiofonico e teatrale, nonché registra".
Imbriani - che insegna letteratura italiana e filologia
all'Università della Basilicata - ha sottolineato che, "tra i
primi a sentire l'appello del reale storico, egli operò nel
dialogo continuo con il nuovo pubblico della radio, della
televisione e del cinema, convinto della funzione morale e
civile dei media". Fece parte di un gruppo di "uomini di una Rai
intesa come servizio pubblico ed educativo" che "hanno
teorizzato e praticato i nuovi linguaggi mediatici nel solco
della tradizione della cultura occidentale, colta e popolare".
Ma Giagni "fu soprattutto un poeta di rara sensibilità, cantore
nostalgico e profondo conoscitore della sua Lucania, legato con
un filo indissolubile alla città natìa, Potenza, e alla via
Pretoria in cui visse l'infanzia e una straordinaria giovinezza,
negli anni decisivi della seconda guerra mondiale".
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