In un anno i cinghiali hanno
provocati in Basilicata danni per circa sei milioni di euro: le
colture "maggiormente danneggiate sono i cereali, piante da
frutto, vigneti, ortaggi, foraggio, leguminose". Lo ha segnalato
la Coldiretti, spiegando che "le aree in cui i danni si sono
verificati con più frequenza e imn quantità maggiore sono quelle
in prossimità dei parchi".
Oggi, nelle assemblea che si svolte a Potenza e a Policoro
(Matera), la Coldiretti ha chiesto "soluzioni immediate" anche
altre due emergenze: "le pratiche sleali e l'import selvaggio".
"In particolare i danni causati dagli animali selvatici non
vengono rimborsati che in minima parte e spesso dopo molti anni,
con una situazione che ha portato molti a rinunciare a
denunciare gli attacchi subiti. Tra l'altro, i pochi indennizzi
che arrivano non coprono mai il reale valore del prodotto
distrutto o dell'animale ucciso. Ai danni alle coltivazioni si è
aggiunto l'allarme della peste suina africana, la malattia non
trasmissibile all'uomo che i cinghiali rischiano di diffondere
nelle campagne, mettendo in pericolo gli allevamenti suinicoli
sul territorio e, con essi, un intero settore. Da qui la
richiesta di mettere un freno immediato alla proliferazione dei
selvatici, dando la possibilità agli agricoltori di difendere le
proprie terre. L'altro problema che pesa sui bilanci delle
imprese è il crollo dei prezzi pagati alla produzione in molti
settori simbolo, a partire dal grano, aggravato peraltro dal
fenomeno delle pratiche sleali. E a minacciare la sovranità
alimentare nazionale c'è anche l'invasione di prodotti stranieri
con le importazioni di cibo che sono aumentate del 60%
nell'ultimo decennio raggiungendo il valore record di 65
miliardi di euro, secondo l'analisi Coldiretti su dati Istat.
Prodotti spesso provenienti da Paesi che non rispettano le
stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale e di rispetto
dei diritti dei lavoratori e che spesso - ha concluso Coldiretti
- vengono spacciati per tricolori sfruttando il codice doganale
che consente di 'italianizzarli' grazie a minime lavorazioni".
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