Siti Internazionali
Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.
Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.
In evidenza
In evidenza
Responsabilità editoriale di ASviS
Responsabilità editoriale di ASviS
Per salvare il nostro mondo, possiamo fare molto di più e ne abbiamo le capacità. Questo è il messaggio lanciato dallo Human development report 2023-24 dal titolo "Breaking the gridlock - Reimagining cooperation in a polarized world”, pubblicato il 13 marzo dal Programma delle Nazioni unite per lo sviluppo (Undp). Il documento fa un’analisi dell’andamento dell’indice di sviluppo umano (Hdi – Human development index), che misura l’accrescimento delle possibilità degli individui di vivere in salute e a lungo, avere accesso a un’istruzione e a un reddito che garantisca una vita degna.
Il quadro dipinto dal Rapporto mostra che per la prima volta, nel 2020 e nel 2021, il valore dell’Hdi mondiale è sceso. Dal 2022, il valore è rimbalzato e ha superato i dati del 2019, ma resta ben al di sotto della tendenza storica degli ultimi anni. Le analisi di andamento dell’indice di sviluppo umano, osservate nel periodo compreso tra il 1999 e il 2019, prevedevano il raggiungimento entro il 2030 di un livello elevato di benessere su scala mondiale. Nello specifico, si stimava che entro la fine del decennio il valore dell’Hdi superasse quota 0,8, considerando che il livello massimo è 1. Ciò vuol dire che nel 2030 si sarebbero dovuti “incontrare” un alto livello di benessere, in linea con gli impegni assunti con l’Agenda 2030 dell’Onu. Ma, come viene evidenziato dal Rapporto, la pandemia ha interrotto il trend, e ormai “il mondo si è allontanato da questa prospettiva”. Infatti, nel 2023, nonostante il valore dell’Hdi abbia superato quello del 2019, tutte le regioni del globo non erano in linea con la tendenza storica.
Mentre tutti i Paesi Ocse hanno recuperato il 100% dello sviluppo umano che hanno perso durante il periodo di declino dovuto alla pandemia (2020-2021), solo il 49% dei Paesi meno sviluppati l’ha potuto fare. Inoltre, dopo 20 anni di tendenza negativa, dal 2020 è cominciata ad aumentare la differenza di valore dell’Hdi tra i Paesi situati alle estremità superiori e inferiori della scala dell’indice di sviluppo umano. In altre parole, i Paesi più ricchi hanno potuto riprendere un andamento normale dopo lo shock della pandemia, mentre quelli più poveri sono in difficoltà, con effetti diretti sulle condizioni di vita delle persone. Per quanto riguarda la salute mentale, il documento rimarca la presenza di un diffuso malessere che perdura già da prima della pandemia. Infatti, tra il 2011 e il 2019, sono aumentate in tutto il mondo le persone che affermano di essere stressate, impaurite o preoccupate.
Nel mondo, sottolinea l’Unpd, c’è un’adesione schiacciante alla democrazia, che è perdurata nel tempo. Infatti dall’inizio degli anni 1990 al 2022 la percentuale di popolazione mondiale che ha un’opinione positiva sull’esistenza di un sistema democratico si è sempre aggirata intorno al 90%. Ma in questo stesso arco di tempo è aumentata considerevolmente, fino a superare il 50%, la percentuale di popolazione che tende ad apprezzare i leader che sono inclini a minare i principi della democrazia. Inoltre, nel mondo, sette persone su dieci dichiarano di avere poca influenza sulle decisioni del proprio governo, mentre cinque su dieci affermano di “non avere il controllo della propria vita”.
“Cosa possiamo fare per rettificare il tiro? Molto”. Con questa affermazione, il documento sottolinea l’importanza di andare al di là del presente per provare a incamminarsi verso nuovi percorsi. Sono evidenziati tre punti.
Fonte copertina: iftikharalam, da 123rf.com
Responsabilità editoriale di ASviS
Ultima ora