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Responsabilità editoriale di ASviS
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“Non esiste un percorso credibile per affrontare il cambiamento climatico senza un cambiamento fondamentale nel settore dell’edilizia e delle costruzioni”. Sono le parole con cui Inger Andersen, direttore esecutivo del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep), introduce il Global Status Report for Buildings and Construction. Pubblicato il 7 marzo in collaborazione con GlobalAbc, l’Alleanza globale per gli edifici e le costruzioni, il Rapporto traccia i progressi e delinea raccomandazioni per governi, industria e società civile verso un settore edilizio a emissioni zero, efficiente e resiliente entro il 2050.
Un tema chiave da affrontare anche alla luce dell’approvazione il 14 marzo da parte del Parlamento europeo della cosiddetta direttiva “Case green”, la direttiva Ue sulla prestazione energetica degli edifici (Energy performance of building directive). Il prossimo passo è l'approvazione del Consiglio Ecofin il 12 aprile, seguita dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell'Ue e dall'entrata in vigore dopo 20 giorni.
Nel 2022, evidenzia il Rapporto, gli edifici sono stati responsabili del 34% della domanda energetica globale e del 37% delle emissioni di anidride carbonica legate all’energia. Mentre l’intensità energetica è diminuita del 3,5%, si è registrato un aumento dell’1% nella domanda complessiva di energia. Per raggiungere gli obiettivi stabiliti nell’Accordo di Parigi il settore edilizio ha un ruolo chiave: l’intensità energetica nel settore dovrebbe diminuire, entro il 2030, del 37% rispetto ai livelli del 2015. Anche se nel 2022 si è registrata una modesta riduzione, è rimasta del 15% sopra la traiettoria target.
Sempre nel 2022, sottolinea il Rapporto, la quota di energia rinnovabile nel consumo energetico finale degli edifici era del 6%, molto indietro rispetto ai progressi necessari per raggiungere l’obiettivo del 18% entro il 2030. L’investimento in efficienza energetica e in edifici ad alte prestazioni sarebbe dovuto essere del 40% più alto, per un totale pari a 2.700 miliardi di dollari. Gli investimenti nella decarbonizzazione degli edifici nel 2022 sono aumentati del 14%, raggiungendo 285 miliardi di dollari ma, continua il Report, le stime indicano una riduzione degli investimenti nel 2023, fino a 270 miliardi di dollari.
Una delle ragioni principali della diminuzione dell'intensità energetica avvenuta lo scorso anno sono gli 81 Paesi che hanno adottato codici energetici per il settore edile. Nello stesso anno però sono stati aggiunti 2,4 miliardi di metri quadrati di superficie (una superficie pari all’intero patrimonio edilizio della Spagna) in Paesi senza codici energetici edilizi. L’80% della crescita in superficie prevista entro il 2030 accadrà nei Paesi a basso reddito che non dispongono di norme edilizie rigorose.
“La metà degli edifici che esisteranno entro il 2050 non sono stati ancora costruiti”, continua Andersen. “Si tratta di una grande opportunità per il settore. Dobbiamo reimmaginare gli edifici del futuro: edifici che privilegiano la resilienza, il riutilizzo, la generazione di energia rinnovabile e l’edilizia a basse emissioni di carbonio, il tutto affrontando le disuguaglianze sociali” conclude.
Le raccomandazioni Per accelerare la decarbonizzazione del settore, conclude il Rapporto, è necessaria una collaborazione tra politica, industria e ong, con queste ultime impegnate ad aumentare la consapevolezza del ruolo degli edifici nel cambiamento climatico e sostenere cambiamenti politici verso approcci di progettazione inclusivi e sostenibili. Secondo il Rapporto, una roadmap efficace deve comprendere:
di Tommaso Tautonico
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