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Responsabilità editoriale di ASviS
Responsabilità editoriale di ASviS
Consulta la rassegna dal 19 al 25 febbraio
Il 20 febbraio, il gruppo indipendente di esperti ad alto livello sul futuro della politica di coesione istituito dalla commissaria europea per la Coesione e le riforme Elisa Ferreira ha presentato una relazione, che integra il dibattito in corso sul futuro della politica di coesione europea nel post-2027.
Le politiche di coesione, riconosciute come il principale investimento per l’Ue, che riguarda quasi un terzo del bilancio complessivo dell’Unione per l’importo di 392 miliardi di euro, sono finalizzate a ridurre i divari territoriali con investimenti indirizzati ad attuare le priorità strategiche dell’Ue.
La relazione degli esperti è strutturata rispondendo a quattro domande fondamentali - perché, cosa, come, con chi - proponendo raccomandazioni specifiche per ciascuna di queste, e specificamente:
Gli esperti riportano come dati di analisi che negli ultimi tre decenni, da quando le politiche di coesione sono state varate, l'economia dell'Ue ha perso peso sulla scena mondiale riducendosi da oltre un quarto dell'economia globale a meno del 17%. Nel frattempo la polarizzazione territoriale ha determinato che nei dati stimati al 2023, 120 milioni di cittadini dell'Ue vivono in regioni meno sviluppate, di cui 60 milioni in regioni con un Pil pro capite inferiore a quello del 2000 e quasi un terzo della popolazione dell'Ue si trova in regioni con una crescita annuale del Pil pro capite inferiore allo 0,5% annuo dall'inizio del secolo. La mancanza di opportunità limita le possibilità di molti cittadini di sfruttare appieno i propri talenti, e come sintetizzano gli esperti, tutto ciò sta creando cicli di povertà ed esclusione sociale, alimentando il malcontento in tutto il continente.
Le politiche di coesione, come sottolineano gli esperti, sono oggi più necessarie che mai affinché l’Ue affronti le sue sfide strutturali, liberando il suo pieno potenziale economico e sociale, valorizzando i talenti, contribuendo a disinnescare il malcontento. Assicurando che nessun europeo sia lasciato indietro, la coesione è il collante che unisce gli europei per un’Europa prospera e inclusiva.
Gli esperti sottolineano che la coesione dovrebbe concentrarsi sullo sviluppo, con la preoccupazione fondamentale di mobilitare il potenziale economico non sfruttato nell'Ue, in particolare investendo nelle regioni meno sviluppate e in quelle che si trovano in trappole di sviluppo o che rischiano di caderci. Le potenzialità economiche devono essere liberate promuovendo l’equità territoriale, costruendo ponti tra regioni dentro e fuori i confini dell’Ue.
La politica di coesione deve rifiutare gli approcci standardizzati “one-size-fits-all” e basarsi di più sui luoghi e sulle persone. Ciò comporta l’impegno alla costruzione di istituzioni migliori e il miglioramento della governance attraverso la stessa politica di coesione. Va messo in pratica il principio del partenariato per gli obiettivi e il rafforzamento della governance multilivello che ne è alla base. Comporta il coinvolgimento e la collaborazione delle parti interessate a più livelli. Ciò favorisce un approccio partecipativo alla pianificazione, all'attuazione e alla valutazione dei programmi. La politica di coesione deve, unificare la sua dimensione territoriale con una maggiore attenzione ai risultati. Ciò include lo snellimento delle pratiche amministrative, la riduzione della documentazione cartacea e approcci amministrativi più efficienti.
Gli esperti enunciano che la coesione è troppo importante per essere lasciata alla sola politica di coesione. Pertanto, dovrebbe operare di concerto con tutte le altre politiche europee e nazionali, poiché queste sono tra loro interdipendenti e devono essere collaborative per perseguire obiettivi collettivi. La coesione economica, sociale e territoriale non può essere raggiunta senza che le altre politiche tengano conto del loro impatto territoriale disomogeneo. Il principio di complementarità e collaborazione tra politiche deve essere considerato fin dalla loro concezione iniziale. Come sottolineano gli esperti, l’Ue non può realizzare transizioni verdi, digitali o demografiche se si ignorano i benefici e i costi territoriali diseguali dell’attuazione.
E su questo aspetto, gli esperti evidenziano come il semestre europeo e la governance economica sono essenziali per rafforzare le sinergie tra la politica di coesione e le altre politiche dell’Ue: la creazione di queste sinergie darà vita a un'Ue più forte, sostenibile e resiliente, a beneficio di tutti i suoi cittadini.
Gli esperti valutano anche le dinamiche della politica di coesione nella prospettiva dell’allargamento dell’Ue, ritenendola fondamentale per affrontare le sfide economiche e di sviluppo dei potenziali nuovi Stati membri dei Balcani occidentali e dell'Europa orientale. La politica di coesione dovrebbe essere adattata alle esigenze e alle sfide specifiche di ciascun Paese candidato, garantendo l'integrazione e lo sviluppo in linea con gli standard e gli obiettivi dell’Ue, ma allo stesso tempo, gli esperti sottolineano che bisognerà porre l'attenzione al fatto che l’integrazione dei nuovi Stati membri non deve andare a scapito degli investimenti nelle attuali regioni dell’Ue e che si dovrà dunque tenere conto del potenziale impatto che l'allargamento avrà nelle regioni confinanti con i Paesi candidati, nonché nelle attuali regioni dell'Ue più duramente colpite dai cambiamenti della catena del valore globale in vista dei futuri allargamenti.
La Commissione europea ha presentato il 21 febbraio i risultati intermedi del dispositivo per la ripresa e resilienza che finanzia i piani nazionali di ripresa e resilienza, adottando una specifica comunicazione “rafforzare l'Ue attraverso riforme e investimenti ambiziosi”.
La valutazione della Commissione, sulla base della rendicontazione documentata da parte degli Stati membri, è del tutto positiva:
Quali ulteriori dati concreti, la Commissione evidenzia che con gli aiuti del dispositivo per la ripresa e la resilienza sono stati risparmiati oltre 28 milioni di megawatt ore (Mwh) di consumo energetico, oltre 5,6 milioni di famiglie in più hanno ora accesso a internet attraverso reti ad altissima capacità e quasi 9 milioni di persone hanno beneficiato di misure di protezione dalle catastrofi legate al clima, come inondazioni e incendi boschivi.
La Commissione cita i piani della Grecia, Slovenia e Croazia che nell’aggiornamento del piano rafforzano la capacità ad affrontare le catastrofi naturali, precisando che questi fenomeni, oltre a causare sofferenza umana, rendono difficile l'attuazione di alcune riforme e investimenti incluse nei piani stessi.
La valutazione intermedia è accompagnata da brevi resoconti per paese che illustrano le riforme e i progetti più rappresentativi e di impatto inclusi in ciascun piano per la ripresa.
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di Luigi Di Marco
Responsabilità editoriale di ASviS
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