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Responsabilità editoriale di ASviS
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Zone a zero emissioni, città a 30 km all’ora, elettrificazione e potenziamento del trasporto pubblico: questi sono gli interventi più urgenti proposti nel rapporto 2023 di Legambiente "Mal’Aria di città. Cambio di passo cercasi", che fornisce un quadro completo sullo stato dell'inquinamento atmosferico delle città italiane capoluogo di provincia, basandosi sui dati ufficiali delle centraline di monitoraggio installate dalle Autorità competenti nei diversi comuni.
Il report, redatto e pubblicato il 30 gennaio nell'ambito della Clean Cities Campaign, intende attirare l’attenzione su una decrescita troppo lenta dell’inquinamento atmosferico nelle città italiane, che mette a rischio la salute delle cittadine e dei cittadini cronicamente esposti a concentrazioni inquinanti troppo elevate.
Il rispetto degli attuali valori normativi rappresenta infatti una condizione necessaria, ma non più sufficiente, per la tutela della salute delle persone. La nuova Direttiva europea sulla qualità dell'aria ha rivisto al ribasso i limiti che dovremo rispettare in futuro (1° gennaio 2030) e comunque con soglie che rimangono significativamente più alte dei valori indicati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) atti a garantire una vita salubre nelle nostre città.
LEGGI IL POSITION PAPER ASVIS SULLA QUALITÀ DELL'ARIA IN ITALIA
I monitoraggi di Pm10, Pm2,5 e NO2. L’analisi della qualità dell'aria urbana dimostra che la maggior parte delle città italiane non è nella giusta direzione per raggiungere gli obiettivi previsti dalla prossima direttiva nel 2030. Ben 72 città monitorate su 95, infatti, superano i limiti della futura direttiva.
In particolare, 29 città hanno superato il limite attuale di 35 giorni (gg) di sforamento previsto per il Pm10, ovvero più del doppio di quello consentito. Torino ha avuto il maggior numero di sforamenti con 98 gg, seguita da Milano con 84 gg, Asti 79 gg, Modena 75 gg, Padova e Venezia con 70 gg. Il 76% delle città sarebbe fuorilegge per PM10 secondo i limiti della futura direttiva.
Riguardo al Pm2,5, 71 città (84%) hanno registrato valori superiori a quelli previsti dalla direttiva, con le situazioni più critiche a Monza (25 μg/mc), Milano, Cremona, Padova e Vicenza (23 μg/mc).
57 città (61%), infine, non raggiungeranno il limite attuale di NO2 previsto dalla direttiva, con le situazioni più critiche a Milano (38 μg/mc), Torino (37 μg/mc), Palermo e Como (35 μg/mc), Catania (34 μg/mc).
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Il percorso di avvicinamento agli obiettivi. Nonostante le riduzioni delle emissioni, la concentrazione di Pm10 e NO2 non diminuisce in modo sistematico e costante. Il tasso medio di riduzione delle concentrazioni a livello nazionale è solo del 2% per il Pm10 e del 3% per l'NO2.
Per raggiungere l'obiettivo 2030, le città più distanti dall'obiettivo dovrebbero ridurre le concentrazioni cittadine tra il 30% e il 43%. Se le tendenze attuali non cambieranno, alcune città come Catania impiegherebbero più di 40 anni per risanare l'aria.
Le proposte di Legambiente. Partendo dal presupposto che le città possono fare molto per contrastare l'inquinamento atmosferico, il Rapporto si concentra sull’aspetto della mobilità, elemento fondamentale per la qualità della vita delle persone, e propone una serie di interventi a misura di città:
di Monica Sozzi
Fonte coprtina: nadyginzburg, da 123rf.com
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