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Responsabilità editoriale di ASviS
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“Le comunità energetiche non si riducono a una scelta tecnica, ma sono il frutto di un cammino spirituale e antropologico fatto insieme in questi anni come Chiesa in ascolto del territorio”. Queste le parole contenute nel documento “La sfida delle comunità energetiche”, recentemente pubblicato dal Comitato scientifico e organizzatore della 49esima Settimana sociale dei cattolici italiani – svoltasi a Taranto dal 21 al 24 ottobre 2021 – che offre spunti e riflessioni sulla diffusione di percorsi di autoconsumo in Italia.
Secondo il Comitato, la nascita delle comunità energetiche – associazioni di utenti che condividono l'energia prodotta autonomamente da fonti rinnovabili, soddisfacendo così il proprio fabbisogno – è “un modo concreto di riaffermare ‘l’ecologia integrale’ proposta dalla Chiesa come nuovo modello di sviluppo umano e sostenibile”, nonché un segno della conversione personale e sociale che Papa Francesco ha richiesto nell’Enciclica Laudato si’. Sulla base di queste iniziative si possono superare i dualismi, promuovendo uno spirito di coesione fondato sull’identità, l’inclusione e la condivisone di responsabilità: “Per il credente l’ambiente tiene insieme ‘la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore’”, scrive il Pontefice nella sua Enciclica.
Un’economia dal volto umano. Ricordando i numerosi esempi di associazionismo della storia cattolica – sacrestie delle parrocchie, casse rurali, banche di credito cooperativo, cooperative di consumo e produzione – il Comitato sottolinea l’importanza di queste nuove iniziative, per promuovere una “economia dal volto umano” capace di diffondere “i benefici dello sviluppo economico” ed evitare “disgregazioni e conflitti devastanti”. Lo strumento di cittadinanza attiva delle comunità energetiche, in questo caso, sarebbe in grado di agire su tre problematiche:
Le comunità energetiche, in questo senso, permettono agli utenti di passare dal ruolo di “consumer” a quello di “prosumer”, produttori di energie elettrica. Questo aspetto ha tre benefici: riduzione del costo totale della bolletta (esclusi gli oneri di sistema) fino al 30%; premi per l’autoconsumo fissati dal governo; vendita al gestore dell’eccedenza di energia prodotta e non autoconsumata.
I fondi del Pnrr. La nascita delle comunità energetiche è inoltre favorita dagli incentivi promossi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza – 2,2 miliardi, per ammortizzare le spese di investimento – e da un mutamento dell’orizzonte legislativo. “Fino a poco tempo fa era proibito mettere pannelli fotovoltaici sui tetti dei condomini”, si legge nel documento. “Oggi la loro nascita è incentivata da fondi pubblici oltre a quelli del Pnrr”. È inoltre possibile utilizzare cabine primarie di condivisione dell’energia, favorendo la costruzione di comunità più grandi.
Lo sviluppo di questa forma di associazionismo si rivela dunque allo stesso tempo uno strumento di ecologia integrale, “in quanto farmaco che tiene conto del fatto che ‘tutto è connesso”, e una “risposta dal basso” a un futuro sostenibile, generando connessione tra molteplici attori (diocesi, parrocchie, associazioni di terzo settore, amministrazioni comunali) per il bene comune.
di Flavio Natale
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