Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Rapporto Sipri: la pandemia non arresta l’industria delle armi

Rapporto Sipri: la pandemia non arresta l’industria delle armi

13 dicembre 2021, 15:32

Redazione ANSA

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

- RIPRODUZIONE RISERVATA
- RIPRODUZIONE RISERVATA

Nel 2020, nonostante la pandemia da Covid-19 abbia causato una recessione dell’economia globale, il mercato delle armi ha registrato un dato in controtendenza, con un aumento dei ricavi rispetto all’anno 2019: in totale 531 miliardi di dollari, con un incremento dell’1,3% rispetto alle vendite dell’anno precedente. Lo rileva l’ultimo rapporto dello Stockholm international peace research institute (Sipri) sulle vendite dei primi 100 produttori mondiali di armi. Il documento rappresenta uno dei tre studi principali rilasciati dal think tank internazionale in vista della pubblicazione dell’annuale Sipri Yearbook.

Rispetto al 2015 – anno in cui per la prima volta il Sipri ha incluso nel rapporto anche i dati delle vendite delle aziende cinesi – il fatturato delle prime 100 aziende di armamenti nel 2020 è cresciuto del 17%. Come affermato da Alexandra Marksteiner, ricercatrice presso il Sipri military expenditure and arms production program, l’industria militare è riuscita a conseguire profitti elevati in quanto ha goduto della “protezione derivante dalla domanda governativa di beni e servizi militari”, anche grazie ad una accelerazione dei pagamenti con l’obiettivo di mitigare la crisi causata dalla pandemia.

Gli Stati Uniti restano leader del settore. Dal Rapporto, pubblicato a dicembre, emerge come le 41 aziende operanti nel territorio statunitense continuino a dominare la classifica delle cosiddette “Top 100”, con il 54% delle vendite totali di armi nel 2020. Dal 2018, le prime cinque aziende della classifica stilata dal rapporto Sipri hanno tutte sede negli Stati Uniti. Un punto di forza del mercato militare statunitense, rileva il Rapporto, è dovuto all’ampliamento del portfolio di prodotti attraverso una serie di acquisizioni e fusioni con l’industria aerospaziale: è il caso di società quali Northrop Grumman e Kbr, che hanno acquisito aziende di alto valore specializzate nella tecnologia spaziale.

I numeri in Cina, Europa e Russia. Scendendo nella classifica, la seconda potenza industriale degli armamenti è la Cina – in cui hanno sede alcuni dei produttori di tecnologia militare più avanzati al mondo – che con cinque aziende ha rappresentato il 13% delle vendite totali di armi nel 2020, per un totale di circa 66,8 miliardi di dollari di ricavi (+1,5% rispetto al 2019).

Seguono 26 società europee, che insieme hanno rappresentato il 21% delle vendite totali di armi, per un totale di 109 miliardi di dollari. I risultati del Rapporto sottolineano, però, delle sostanziali differenze nei diversi Paesi europei: mentre le sette società britanniche incluse nella Top 100 hanno registrato vendite di armi per 37,5 miliardi di dollari nel 2020, in aumento del 6,2% (in testa la Bae Systems, unica azienda europea tra le prime dieci), le vendite delle sei società francesi sono diminuite del 7,7% rispetto al 2019.

La Russia, infine, segna un calo delle vendite per il terzo anno consecutivo, passando dai 28,2 miliardi di dollari del 2019 ai 26,4 miliardi di dollari nel 2020, con un meno 6,5% che ha coinciso con la fine del Programma statale di armamenti 2011-2020.

 

di Giulia Gallo

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza