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Difficilmente l’Italia centrerà lo 0,7% di aiuto pubblico allo sviluppo entro il 2030

Difficilmente l’Italia centrerà lo 0,7% di aiuto pubblico allo sviluppo entro il 2030

01 dicembre 2021, 16:41

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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La campagna. Nella mattina di mercoledì 1° dicembre, con l’evento “Il mondo ha fame. Di sviluppo.”, è stata lanciata ufficialmente la campagna 070, promossa da diverse reti di organizzazioni non governative italiane quali Focsiv, Aoi, Cini e Link 2007, con il patrocinio di ASviS, Caritas italiana, Forum nazionale del Terzo settore e Missio. Obiettivo: chiedere al governo italiano di assumere impegni concreti e duraturi nel destinare alla cooperazione internazionale allo sviluppo i fondi necessari per rispettare il target dello 0,70% sul Reddito nazionale lordo (Rnl), fissato dall’Agenda 2030 delle Nazioni unite nel 2015. All’evento, che ha rappresentato l’occasione per illustrare le finalità della campagna, gli strumenti a disposizione e il piano d’azione, sono intervenuti tra gli altri Romano Prodi, già presidente della Commissione europea, e Marcella Mallen, presidente dell’ASviS.

I dati. Negli ultimi anni l’Italia ha fatto registrare un progressivo disimpegno sul fronte dell’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) arrivando a toccare nel 2020 la percentuale più bassa (0,22% di Aps/Rnl). Il Rapporto ASviS 2021 “L’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”, pubblicato il 28 settembre scorso dall’Alleanza, ha ricordato la criticità di questo dato in riferimento al Goal 17 “Partnership per gli Obiettivi” e attraverso la campagna “un Goal al giorno”. Stando però a quanto riportato dal sito Openpolis sulla base delle recenti dichiarazioni del ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale (Maeci), a partire dal 2022 i fondi destinati alla cooperazione dovrebbero tornare a crescere.  Ammonterebbero infatti a 1,2 miliardi di euro le risorse che, se inserite nella prossima legge di bilancio, dal prossimo anno e fino al 2026, dovrebbero progressivamente rialimentare la voce dell’Aps.


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Crescita nominale vs crescita reale. Tuttavia, l’aumento in termini assoluti dei fondi non tiene in considerazione il rapporto sul Reddito nazionale lordo, che costituisce il denominatore sul quale viene calcolato l’effettivo rispetto dell’impegno preso dal Paese in sede internazionale con l’Agenda 2030. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) per il 2021 e 2022 stima un considerevole aumento del Pil (un indicatore molto simile all'Rnl), il che potrebbe significare che maggiori saranno le risorse a disposizione, maggiori gli importi destinabili alla cooperazione.

Le stime. Per misurare l’impatto che i fondi annunciati avrebbero sulla quota di Aps, Openpolis ha utilizzato delle stime (partendo dai dati disponibili per il 2021), ovvero le previsioni incluse nelle tabelle della legge di bilancio che riportano la cifra di 5,35 miliardi di euro, al netto degli importi previsti dal ministero dell'interno (che inserisce nelle tabelle della cooperazione l'importo complessivo previsto per l'accoglienza migranti), con l’aggiunta poi degli importi effettivamente rendicontati dall’Ocse nel capitolo di spesa "rifugiati nel Paese donatore" e un ulteriore aggiustamento dovuto a importi destinati alla cooperazione ma non previsti in legge di bilancio.

Se la stima risultasse corretta il valore complessivo dell'Aps italiano nel 2021 dovrebbe aggirarsi intorno ai 4,29 miliardi di euro, ovvero ben al di sotto di quanto previsto dalla legge di bilancio, traducendosi comunque in un aumento del rapporto Aps/Pil dello 0,24% contro lo 0,22% del 2020. “Di conseguenza gli aumenti previsti produrrebbero un miglioramento del rapporto Aps/Rnl però decisamente contenuto”, evidenzia l’analisi di Openpolis.

Previsioni per il futuro.  Se le stime del Fmi sul Pil dei prossimi anni confermassero il trend di crescita considerevole che parte dal +4,2% tra 2020 e 2021, per poi assestarsi negli anni successivi attorno all'1%, si genererebbe una paradossale riduzione del rapporto Aps/Pil dallo 0,24% allo 0,23 tra 2021 e 2022, per poi riprendere a crescere a partire dal 2024 fino a raggiungere lo 0,27% nel 2026. Sulla base di tali previsioni, risulta dunque alquanto improbabile che nei quattro anni successivi, fino al 2030, l’Italia possa ottemperare all'obiettivo dello 0,70% previsto dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

 

 

di Elita Viola

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