Cinquantatremila ricoveri
evitabili l'anno, pari a uno spreco di circa 160 milioni di
euro, calcolando che il costo medio di un ricovero è di circa
3mila euro. Questi i numeri del blackout comunicativo che fa
viaggiare su due rette parallele ospedali e servizi sanitari
territoriali dell'Abruzzo. A stimarli è Fadoi, la Federazione
dei medici internisti ospedalieri, secondo cui "tre ricoveri su
10 si sarebbero potuti evitare con una migliore presa in carico
dei pazienti da parte dei servizi territoriali".
La survey condotta dalla federazione su un campione
rappresentativo di strutture regionali evidenzia come
specialisti ospedalieri e medici di famiglia si consultano
quando un paziente è ricoverato in appena l'11% dei casi, mentre
in due casi su tre i pazienti arrivano in reparto senza che si
sappia nulla dei loro trascorsi in fatto di salute perché il
fascicolo sanitario elettronico non è mai aggiornato. Mentre, a
proposito di ricoveri impropri, sono in media il 20% quelli di
natura "sociale" più che sanitaria, ossia pazienti che si
sarebbero potuti assistere anche a casa se solo esistesse un
servizio di assistenza domiciliare o una rete familiare in grado
di accudirli.
La federazione parla di "due mondi quasi incomunicabili che
finiscono per generare accessi impropri ai pronto soccorso e
ricoveri evitabili. Problemi che solo per l'11% dei medici -
evidenzia Fadoi - potranno essere risolti da ospedali e case di
comunità, il fulcro della riforma sanitaria territoriale
finanziata complessivamente con oltre 7 miliardi del Pnrr".
Secondo l'indagine, i ricoveri "sociali" rappresentano il 10%
del totale nel 22% delle strutture interpellate, mentre la quota
supera il 20% nel 44% degli ospedali e il 30% nel 22% degli
stessi, per una media di un ricovero su 5.
Percentuale di ricoveri impropri che è di più del 40% nel 33%
dei nosocomi, mentre in altre realtà ospedaliere la quota di
ricoveri evitabili oscilla fra il 10 e il 30%. In media un
ricovero su tre è improprio.
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