Alessandro Preziosi in "Totò
oltre la maschera", recital omaggio ad Antonio De Curtis, con
Daniele Bonaviri alla chitarra, al Ridotto del Teatro Comunale
dell'Aquila, martedi 7 marzo ore 21 e mercoledì 8, ore 17.30 e
21. Una produzione del Teatro Stabile d'Abruzzo che sostituisce
"In ogni vita la pioggia deve cadere" con Leo Gullotta e Fabio
Grossi che è stato rinviato a data da destinarsi. I biglietti
già emessi restano validi.
Il 15 aprile 1967 scompariva un attore senza eguali, capace
di dare voce con la sua straordinaria "rivoluzione del
linguaggio", con le sue smorfie e i suoi lazzi verbali
allʼItalia del Dopoguerra. La lettura tra lettere, interviste,
frammenti, musica e poesia ripercorre la carriera dell'attore
partendo idealmente dal suo rapporto con il teatro, che con
apparente paradosso meglio di altro può servire come chiave per
mettere a nudo l'uomo oltre la maschera dell'interprete. Perché
sono esistiti un Totò e un Antonio De Curtis. E per entrambi non
si può che avere, parafrasando una sua canzone, "soltanto una
parola: amore e niente più". "Prima nacque Antonio de Curtis",
raccontava il Principe della risata, "e solo in un secondo
momento vide la luce Totò. Quel villano che era in scena,
sguaiato, pronto a strizzare l'occhio e a muoversi come un
burattino piaceva al pubblico. Lo chiamai Totò. Tra me come sono
nella vita reale, e Totò, come appare in palcoscenico, c'è una
differenza abissale. Io odio la mia maschera che uso solo per
servire il pubblico. Però nello stesso tempo sento che è una
parte della mia anima. Non ho mai pensato nemmeno per un attimo
di fare a meno di Totò. Mi è antipatico, è vero, ma gli sono
anche grato, non una, ma cento volte. Prima di tutto perché mi
ha dato il successo e poi perché, pur essendo in antitesi con
Antonio de Curtis, mi aiuta a essere veramente me stesso; a
pensarci bene il mio vero titolo nobiliare è Totò. Con l'Altezza
Imperiale non ci ho fatto nemmeno un uovo al tegamino, mentre
con Totò ci mangio dall'età di vent'anni", conclude il Principe.
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