"Non mi risulta ci siano
minori non accompagnati, ci sono famiglie con genitori, figli e
anche con nonni, e nuclei con la sola mamma con la prole perché
in alcuni casi i padri non sono riusciti a partire. Sono persone
di un livello culturale molto più elevato della media che
mostrano affinità con la nostra cultura grazie alla lunga
collaborazione in Afghanistan con le forze occidentali. E' molto
chiaro il fatto che, anche nei bambini, abbiano respirato una
cultura differente". Così il direttore dell'agenzia regionale
abruzzese di Protezione civile, Mauro Casinghini, sulla
situazione dei circa 1.300 profughi afghani ospitati nell'hub di
prima accoglienza e smistamento dell'Interporto di Avezzano
(L'Aquila). Un campo base gestito da Protezione civile e Croce
rossa italiana.
"Si tratta di persone molto disponibili fuggite da un
inferno con poche cose al seguito che cercano di ricostruire la
loro vita in una situazione di libertà e democrazia, nella
maggior parte dei casi parlano inglese quindi il nostro lavoro e
quello dei mediatori è meno complesso -spiega ancora Casinghini
-. Quando arrivano ad Avezzano chiedono con molto garbo, dagli
omogenizzati, al cibo per adulti, ai vestiti. Ieri un signore
anziano, molto distinto, ha chiesto dei vestiti essendo arrivato
veramente con pochissime cose. Da quanto osservato, nessuno si
lamenta".
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