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Io, cronista in una citta' fantasma

Io, cronista in una citta' fantasma

Un fotoreporter romano racconta il suo viaggio all'Aquila

03 aprile 2014, 16:39

Enrica Di Battista - enrica.dibattista@ansa.it

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L 'Aquila, Matteo Bernabei - Un fiocco su di una porta sbarrata ricorda come la tragedia del 6 aprile 2009 abbia colpito tutti senza eccezioni - RIPRODUZIONE RISERVATA

L 'Aquila, Matteo Bernabei - Un fiocco su di una porta sbarrata ricorda come la tragedia del 6 aprile  2009 abbia colpito tutti senza eccezioni - RIPRODUZIONE RISERVATA
L 'Aquila, Matteo Bernabei - Un fiocco su di una porta sbarrata ricorda come la tragedia del 6 aprile 2009 abbia colpito tutti senza eccezioni - RIPRODUZIONE RISERVATA

Odore di macerie e di umidità, silenzio spettrale, erba incolta che cresce nei vicoli deserti e abbandonati, tra palazzi medievali e rinascimentali orgoglio di un tempo: il senso di abbandono colpisce chiunque visiti oggi il centro dell'Aquila. In giro ci sono solo gli operai al lavoro, gli unici rumori sono quelli dei cantieri. A cinque anni dal sisma un giovane giornalista e fotografo, Matteo Bernabei, ha colto così in un reportage il dramma dell'Aquila e all'ANSA racconta la sua esperienza.

Matteo Bernabei ha incontrato gli aquilani, ''demoralizzati, fiaccati da anni di attese e di promesse. Io da romano sarei arrabbiato - racconta - nel vedere il centro della mia città abbandonato''. C'è voglia di parlare all'Aquila e questo spesso, nota il giovane reporter, è tipico dei luoghi dove c'è disagio. Sono molti i cittadini che hanno bisogno di raccontare, come in una sorta di terapia.

D'altro canto sono molti anche quelli che evitano di tornare nel centro storico, tuttora disabitato anche se percorribile tra le transenne e i puntellamenti, per non riaprire una ferita. Una frase ha colpito Bernabei più delle altre, quella di Cinzia, 50 anni, aquilana, negoziante del centro che dopo il terremoto ha trovato nuova collocazione con un gazebo di legno in piazza: ''La mia generazione ha fallito - gli ha detto -. Non siamo riusciti a farci rispettare. Siamo andati a Roma a protestare un paio di volte e poi tutto è finito. La generazione di mio padre avrebbe reagito diversamente, come quando nel 1971 fecero le barricate per la 'guerra del capoluogo' con Pescara. E invece adesso i giovani se ne vanno dalla città''.

Il reportage prosegue nelle new town, in realtà 19 quartieri dormitorio, dove i servizi non sono mai stati creati, dove i vecchi che Bernabei ha incontrato vivono in casa la loro solitudine. Costruite e inaugurate in tempi record da Berlusconi e Bertolaso, le new town presentano oggi gravi problemi di manutenzione e versano in stato di degrado. Qui c'è infine anche un grave problema di morosità degli inquilini, con bollette di luce e gas da migliaia di euro che il Comune deve incassare per pagare i fornitori che già da tempo 'battono cassa'.

 

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