VERONA - A Enolitech, Il Salone internazionale per le tecniche per la viticoltura, l'enologia e delle tecnologie olivicole e olearia, che si svolge assieme all'edizione di Vinitaly 2017 a Veronafiere, si parla anche della difesa del vino partendo dall'etichetta.
"Ci troviamo davanti a un'eccellenza italiana riconosciuta in tutto il mondo e che ha bisogno di essere tutelata maggiormente per evitare che, in un mercato sempre più globale e in uno scenario che vede sorgere produttori ovunque, una bottiglia prodotta in Piemonte possa essere facilmente confusa con una che invece arriva dall'altra parte del mondo" ha spiegato Daniele Petraz, contitolare dello studio GLP, che da 50 anni opera nel campo della tutela della proprietà intellettuale, con sedi a Udine, Milano, Perugia, San Marino e Zurigo, più di 70 dipendenti, oltre 7mila clienti e più di 90mila casi trattati. Davanti a una bottiglia è l'etichetta che parla e quella di tutelare il proprio marchio è una necessità che va oltre le già riconosciute denominazioni di origine controllata (e garantita), soprattutto in un contesto, quale è quello vitivinicolo, in costante movimento dove vengono riscoperti antichi vitigni e nascono nuovi vini. "E' una necessità - ha proseguito Petraz - dettata anche dal fatto che il mercato non ha più confini e quando si varca l'oceano spesso si trovano consumatori che non fanno differenza tra un vino piemontese ed uno siciliano, eppure siamo davanti a territori profondamente differenti che hanno dato origine a vini altrettanto diversi".
"La tutela del proprio marchio - ha aggiunto - è una sensibilità sviluppata da chi ha già esperienze consolidate con l'export, ma viene del tutto ignorata da molti". Andando a vedere solamente Lombardia, Piemonte e Veneto, tra le regioni più attive, infatti nel 2015 hanno raccolto il 40% dei marchi depositati in Italia (dati UIBM), sono ben poche le aziende vitivinicole che hanno pensato di tutelare il loro marchio. "Considerando i produttori presenti a Vinitaly proveniente da queste tre regioni, meno di una azienda su tre ha provveduto a difendere la propria etichetta. Questo perché in Italia molto spesso c'è una mancanza di conoscenza in questo ambito: da un lato si ignorano o sottovalutano i rischi di una mancata tutela, dall'altro non vengono compresi i vantaggi diretti ed indiretti che una politica di tutela comporterebbe. E questo vale sia per un marchio, sia per un brevetto" ha concluso Petraz.
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