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Bori-Meloni (Pd) preoccupati per le scelte sulla neurochirurgia

Bori-Meloni (Pd) preoccupati per le scelte sulla neurochirurgia

'Perugia è destinata a perdere una delle sue eccellenze'

PERUGIA, 26 febbraio 2024, 15:08

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"La decisione assunta di recente dalla Regione con la quale è stato deciso di accorpare la struttura complessa di neurochirurgia di Perugia con quella di Terni, rappresenta un motivo di forte preoccupazione. La città capoluogo è destinata irrimediabilmente a perdere una delle sue eccellenze e ciò sta accadendo nel silenzio assordante delle istituzioni a partire da quella comunale": lo sottolineano i due consiglieri regionali del Partito democratico Simona Meloni (capogruppo) e Tommaso Bori (vice presidente Commissione Sanità).
    "Comprendiamo come sia difficile, per il sindaco di Perugia e per la sua Giunta - aggiungono, secondo quanto riferisce una nota della Regione - mettere in discussione una scelta voluta da un governo regionale amico, ma ci saremmo aspettati almeno una presa di posizione rispetto ad un impegno formale teso a garantire il mantenimento di tutte le attività fin qui svolte.
    Non bastano infatti - continuano - le dichiarazioni rassicuranti dei direttori sanitari, occorrono atti formali che assicurino continuità assistenziale e risorse umane e finanziarie adeguate ad una struttura importante e strategica come quella della neurochirurgia".
    "La riorganizzazione adottata dalla Giunta regionale - osservano Simona Meloni e Bori - pare fin qui avere il solo obiettivo di razionalizzare la spesa sanitaria e recuperare risorse utili a sanare il deficit conseguito in questi ultimi quattro anni. Ma questo non può andare a discapito della qualità delle prestazioni, specie quando si tratta di materie altamente delicate come quelle trattate dalla neurochirurgia di Perugia che serve una città di 170 mila abitanti e quasi un'intera provincia, dall'Alto Tevere, al Trasimeno, fino alla Media Valle. Rimaniamo infatti sbigottiti - spiegano - quando si adottano misure che sono mosse solo dalla necessità di fare cassa, come nel caso della intramoenia consentita anche fuori dai confini regionali, quando solo due anni fa era stato imposto di riportare in azienda tutti gli specialisti che facevano attività in ambulatorio fuori strutture umbre".
   

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