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Nell'alluvione Marche-Umbria del 2022 attivate 1700 frane

Nell'alluvione Marche-Umbria del 2022 attivate 1700 frane

Censiti danni dovuti a oltre 400 mm di piogge in 9 ore

PERUGIA, 03 agosto 2023, 12:52

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Furono 1.700 le frane ad essere state innescate dalle violente piogge che il 15 settembre 2022 colpirono Marche e Umbria. A censire in dettaglio l'impatto delle piogge estreme, 419 millimetri in appena 9 ore, è stato un gruppo di ricerca dell'Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche di Perugia in un lavoro pubblicato sulla rivista Scientific Data.
    Le piogge estreme del 15 settembre 2022, che colpirono parte delle Marche e dell'Umbria settentrionale provocarono gravi danni, tra cui piene improvvise dei torrenti e movimenti franosi, e gli effetti sono stati ora censiti in dettaglio. "Le frane che abbiamo cartografato sono uno degli effetti al suolo causati da piogge mai registrate in quella zona dell'Italia: il cambiamento climatico, infatti, sta alterando i modelli di precipitazione, producendo eventi sempre più estremi caratterizzati da piogge molto intense", ha detto Federica Fiorucci, ricercatrice del Cnr-Irpi che ha coordinato il gruppo di rilevamento.
    "L'evento pluviometrico che ha innescato le frane ha colpito un'area di circa 5.000 km2 e ha avuto un picco di intensità di 419 mm in 9 ore, queste piogge hanno trovato un suolo in sostanziali condizioni di siccità". Un lavoro di mappatura che servirà anche per identificare per il futuro le aree soggette a maggiori rischi e sviluppare sistemi di allerta precoce, nonché dare supporto alla pianificazione di interventi sul territorio.
    "Questo studio - ha aggiunto Michele Santangelo del Cnr-Irpi e primo autore dell'articolo - può aiutare a implementare linee guida per lo sviluppo urbano e norme edilizie per garantire la sicurezza pubblica, nonché eventuali restrizioni specifiche, che permetterebbe di regolare la costruzione di infrastrutture critiche o l'insediamento in zone ad alto rischio, per tutelare l'uomo e le infrastrutture stesse".
   

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