Preoccupa l'incidenza del Covid in
provincia di Perugia, tanto che non viene esclusa l'eventualità
di una variante locale del virus.
L'incidenza dei casi Covid ogni 100 mila abitanti è il dato al
momento sotto maggiore osservazione da parte della Regione
Umbria per monitorare l'andamento della pandemia. A preoccupare,
come detto, è soprattutto il Perugino.
Le province di Perugia e Terni - da quanto emerge dal nuovo
rapporto settimanale del Nucleo epidemiologico regionale -
avevano un andamento molto simile fino alla fine di dicembre
(dato all'incirca comune, intorno a 144 casi) per poi cambiare,
decrescendo per Terni e salendo per Perugia fino ad arrivare
alla situazione attuale.
Così, nella settimana dal 18 al 24 gennaio, la provincia di
Terni ha una incidenza di nuovi casi per 100 mila abitanti bassa
(69,81), mentre in quella di Perugia l'incidenza è nettamente
più alta (234,11). Per una media umbra di 191,92: vicino quindi
più al dato perugino anche perché è la provincia più popolata.
Massimo D'Angelo, passato proprio ieri da vice a commissario
all'emergenza Covid, ha infine evidenziato come la differenza
tra le due province deve essere analizzata verificando sia le
caratteristiche dell'ambiente (indice di affollamento,
condizioni sociali specifiche) ma anche le caratteristiche
genetiche dell'agente patogeno coronavirus.
Pertanto, tra le cause della crescita dei contagi nei territori
del Perugino e del Trasimeno non viene esclusa la possibilità di
una "variante locale".
"Abbiamo inviato alcuni tamponi positivi all'Istituto superiore
di sanità - ha spiegato D'Angelo - per sequenziare il virus, ma
i tempi di questo protocollo nazionale sono lunghi. Noi
riteniamo che il sequenziamento debba avvenire prima possibile
proprio per avere un'informazione per l'azione, uno strumento
per limitare la diffusione. Pertanto abbiamo deciso di fare un
sequenziamento a livello regionale nei prossimi giorni".
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