Una delegazione di esponenti
politici del centrosinistra locale ha fatto visita alla sezione
femminile del carcere di Trento, nell'ambito di un percorso
iniziato nelle scorse settimane per promuovere la
concretizzazione di percorsi educativi e alternativi alla
detenzione.
"Abbiamo riscontrato problemi di sovraffollamento e di
dotazione organico insufficiente, soprattutto nelle funzioni
intermedie, ma anche un incremento di organico negli educatori.
Ci aspettiamo quindi margini importanti di miglioramento da
questo punto di vista, per fare in modo che il carcere diventi
davvero un'occasione di rieducazione. Siamo convinti che le
condizioni di vita dei detenuti siano un indice della civiltà
del territorio", ha spiegato il consigliere provinciale
Francesco Valduga (Campobase).
Secondo i dati forniti dall'avvocato Fabio Valcanover,
promotore dell'iniziativa, attualmente nel carcere di Trento vi
sono 371 detenuti, di cui 325 uomini e 46 donne. Del totale, 60
si trovano in custodia cautelare in attesa di giudizio, 21 sono
appellanti e dieci hanno fatto ricorso in Cassazione. I detenuti
che usufruiscono della semilibertà sono otto; i detenuti in area
protetta 108.
"Abbiamo riscontrato uno scarso utilizzo delle misure
alternative: ci sarebbe un'area per 40 persone per la
semilibertà e il lavoro alternativo al carcere, utilizzata da
solo 4 persone", ha specificato la parlamentare trentina Sara
Ferrari (Pd).
A quanto riferito dal consigliere provinciale Andrea De
Bertolini (Pd), vi sono ancora molte "criticità nel condividere
persorsi alternativi e risocializzanti". "Chi lavora ha un tasso
di recidiva dell'1%, chi non accede a misure alternative
delinque di nuovo, con una percentuale del 70%. Dobbiamo
permettere a più persone possibili di concorrere a misure di
inserimento lavorativo per permettere la ricostruzione di una
vita", ha concluso De Bertolini.
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