Nel settantesimo anniversario
della sconfitta francese di Dien Bien Phu da parte del Viet MInh
(l'Esercito di liberazione del Vietnam guidato dal generale Giap
e da Ho Chi Minh), al Museo storico della guerra di Rovereto,
questa sera si apre la prima mostra fotografica realizzata in
Italia sui diecimila giovani italiani che hanno combattuto con
la Legione straniera francese nella prima guerra d'Indocina
(1946-1954).
Un migliaio i morti e i dispersi. Centinaia i feriti e i
sopravvissuti con grave stress post traumatico. Tra di loro,
c'erano i vinti della seconda guerra mondiale, e anche
partigiani che non riuscivano a inserirsi nella Italia in
macerie del dopoguerra. Nella grande maggioranza, però, questi
legionari erano migranti economici in fuga dalla miseria.
Giovani nati tra il 1926 e il 1935, espatriati clandestinamente
in Francia in cerca di un lavoro, arrestati, sbattuti in cella e
posti davanti a un bivio: prigione, rimpatrio o Legione. Cinque
anni di ingaggio e poi il miraggio della cittadinanza francese e
di un lavoro fisso. Con un unica condizione: sopravvivere. Carne
da cannone per una feroce guerra di riconquista coloniale che i
giovani francesi non volevano combattere.
"Vietnam dimenticato" racconta la loro storia grazie a 21
fondi personali consegnati al Museo dalle famiglie, e al lavoro
di ricerca del caporedattore del quotidiano Alto Adige Luca
Fregona, autore di due libri su questo tema ("Laggiù dove si
muore" e "Soldati di Sventura"). Foto, documenti, lettere,
appunti, encomi, per recuperare una pagina rimossa dalla memoria
del nostro Paese.
La mostra affronta anche il capitolo del disertori.
Centinaia i legionari italiani che, esasperati da una guerra
feroce, passarono con il VIet MInh, andando però incontro a un
destino altrettanto tragico. Come il bolzanino Beniamino Leoni e
il friulano Derino Zecchini, che hanno combattuto a Dien Bien
Phu contro i francesi inquadrati nell'armata viet.
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