(ANSA) - MILANO, 24 MAR - Non fu premeditato l'omicidio di
Alessandra Cità, tranviera di 47 anni uccisa con un fucile a
pompa mentre dormiva dall'operaio 48enne Antonio Vena, nella tra
il 18 e il 19 aprile 2020, durante il lockdown per il Covid, a
Truccazzano, nel Milanese. Lo ha stabilito la Corte d'Assise
d'Appello di Milano che, pur non riconoscendo l'aggravante della
premeditazione ma solo quella del vincolo della relazione
affettiva, ha comunque confermato la condanna all'ergastolo per
l'imputato.
Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 60
giorni. In primo grado la corte d'Assise di Milano aveva accolto
la tesi del pm Giovanni Tarzia, secondo il quale l'omicidio era
stato organizzato. Vena, difeso dall'avvocato Paolo Tosoni, era
anche stato denunciato in passato da un'altra donna, la ex
moglie: aveva tentato di speronarla con l'auto e in un'altra
occasione la aveva anche picchiata con calci e pugni. Stando
all'inchiesta, l'operaio e la vittima si conoscevano da molto
tempo e avevano iniziato una relazione sentimentale circa 9 anni
prima dell'omicidio. Nell'ultimo periodo vivevano a distanza:
lui a Bressanone, in provincia di Bolzano, e lei nel comune
dell'hinterland del capoluogo lombardo. A causa dell'emergenza
coronavirus, Vena era in ferie forzate e da un paio di settimane
viveva nell'appartamento insieme alla donna, che lo aveva
ospitato in casa sua e che, però, voleva interrompere la
relazione. "Voleva lasciarmi, l'ho ammazzata", aveva detto Vena
ai carabinieri di Cassano D'Adda, poche ore dopo il delitto.
(ANSA).
Uccisa durante lockdown: in appello esclusa premeditazione
Confermata condanna ergastolo per operaio. L'omicidio nel 2020
