"Alex Schwazer è un campione che fino
all'ultimo ha lottato per fare un'ultima Olimpiade, ma ora farà
la persona qualunque e il papà, e si riprenderà. La modalità con
cui abbiamo saputo della sentenza di oggi è l'ultima beffa: uno
dei suoi più costanti aggressori, una persona che mi odia e che
è stato il regista di tutta l'operazione, l'ha comunicata a un
indirizzario nel primo pomeriggio e poi qualcuno l'ha detto a
me". E' un fiume in piena Sandro Donati, allenatore di Schwazer,
dopo la sentenza della corte federale svizzera che, in pratica,
mette fine alla carriera del marciatore altoatesino, che
sognava, se non la riabilitazione, almeno di poter gareggiare ai
Giochi di Tokyo.
"La parola fine l'avevamo già messa, avevamo capito ma abbiamo
provato lo stesso - dice ancora Donati all'ANSA -. Questo è un
sistema autoreferenziale, di cui la corte federale è il
terminale di questo stesso sistema a Losanna fatto di
consuetudini e contatti. Spiegatemi perché hanno deciso quindici
giorni prima di fare un controllo a sorpresa il primo gennaio,
quando sapevano che i laboratori erano chiusi e le urine
sarebbero rimaste in custodia loro per un giorno. Chi c'è
dietro? la decisione di controllare Schwazer l'hanno preso
un'ora dopo che lui aveva deposto contro dei medici, uno dei
quali della federazione internazionale".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA