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L'Avanguardia uzbeka in mostra a Palazzo Pitti e Ca' Foscari

L'Avanguardia uzbeka in mostra a Palazzo Pitti e Ca' Foscari

In mostra 150 opere, soprattutto dipinti su tela

FIRENZE, 15 aprile 2024, 21:15

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

L'Avanguardia del deserto uzbeko in mostra contemporaneamente a Firenze (da domani) e Venezia (dal 17 aprile). Sono 150 le opere esposte complessivamente, soprattutto dipinti su tela, provenienti dal Museo nazionale di Tashkent e dal Museo Savitsky di Nukus, affiancati da una selezione di testimonianze della tradizione tessile dell'ex Repubblica sovietica. "Uzbekistan: l'Avanguardia nel deserto" il nome del progetto unitario, promosso e sostenuto dalla Fondazione Uzbekistan Cultura, che si sviluppa su due sedi: Palazzo Pitti (fino al 30 giugno, negli spazi dell'Andito degli Angiolini) e Ca' Foscari Esposizioni (fino al 29 settembre). La parte fiorentina è dedicata a 'La luce e il colore', quella veneziana a 'La forma e il simbolo.
    "Con questa mostra facciamo un viaggio particolarmente affascinante e inusuale rispetto alla cornice di Palazzo Pitti, illustrando una pagina non nota di arte non europea dalla fine del Diciannovesimo secolo alla prima metà del Novecento", afferma Elena Marconi coordinatrice della Galleria di arte moderna di Palazzo Pitti. "In questa doppia collocazione vediamo il fenomeno che abbiamo chiamato Avanguardia Orientalis, la nascita di una scuola pittorica in quello che era il Turkestan e poi Uzbekistan, che è stata una sorpresa anche scientifica per il dialogo interculturale tra artisti che vengono da zone diverse, da russi d'oriente ai kazaki, fino ai georgiani e agli armeni", spiega Silvia Burini che ha curato la mostra insieme a Giuseppe Barbieri, entrambi direttori del Centro studi sull'arte russa di Ca' Foscari.
    "Nelle opere, realizzate negli anni Venti e Trenta da Volkov, Tansykbaev, Karachan, Nikolaev (Usto Mumin), Elena Korovaj, Nadežda Kašina e molti altri, indipendentemente dal fatto che si tratti di dipinti su tela o su carta o che siano stati creati a Samarcanda, Bukhara o Tashkent - dicono ancora gli organizzatori - si entra in un mondo incantato, pieno di colori, luce, osservazioni vivide e connotazioni simboliche, che derivano da tradizioni occidentali, russe e orientali: un mondo che esisteva ben prima che gli artisti lo raffigurassero nei loro segni. Si può in qualche modo percepire una affinità con le opere di artisti come Paul Gauguin, armonizzando la tradizione e la strada all'innovazione".
   

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