Alberto Contador si è pure commosso, nel momento in cui ha ricevuto il trofeo del Giro d'Italia dalle mani della madrina Cristina Chiabotto. Forse pensava alla sua impresa sull'asfalto di fuoco e lava dell'Etna, nel 2011, poi vanificata dalla sentenza del Tas; forse alla moglie Macarena; o alle insinuazioni sui suoi cambi di bici, prima delle salite; oppure ha affrontato un vero e proprio viaggio a ritroso, fino ad arrivare al 2008 quando, sempre a Milano, venne incoronato per la prima volta sul trono del Giro. Di certo, gli è rimasto nel cuore il pubblico italiano, al quale stamattina ha detto "tres veces gracias" (tre volte grazie, ndr). Della serie: anche i pistoleri hanno un cuore. "Se sono tornato al Giro è per il rapporto che mi lega agli sportivi italiani: mi hanno fatto sentire ogni giorno come a casa mia - le parole del vincitore del Giro 2015 -. Tutti mi hanno voluto davvero bene e sono molto felice. Durante la terza e dura settimana del Giro è successo l'inimmaginabile: sono venuto qui pensando alla vittoria e preparandola con molta attenzione, poi sono caduto e mi sono infortunato alla spalla. Ho anche temuto di dover fermarmi. C'era la mitica salita del Mortirolo; poi ieri, sul Colle delle Finestre, non ho avuto buone gambe. E' stato un bel Giro e un'esperienza molto speciale per me. Non so quanto tempo ci vorrà per recuperare da queste ultime fatiche. È stato un Giro emozionante. Ho già detto che sarà il mio ultimo, ma non si sa mai... In spagnolo non si dice mai ultimo, ma penultimo. E poi, mai dire mai". Di certo, Contador non è più un ragazzino e, dopo essere entrato anni fa nell'élite del ciclismo, ovvero nella ristretta cerchia di corridori che possono fregiarsi della conquista di Tour, Giro e Vuelta, trovare stimoli era difficile. "Per questo punto sulla doppietta - ammette lo spagnolo - e poi deciderò il da farsi". Chi può pensare al futuro, di certo, è Fabio Aru, l'anno scorso terzo alle spalle di Quintana e Uran Uran, quest'anno battuto solo a un fuoriclasse come Contador. Ma non certo sconfitto. Una bella soddisfazione. "Alberto - osserva il sardo, fra i più applauditi a Milano, dopo le due imprese su Cervino e Sestriere - è un fuoriclasse assoluto, un corridore straordinario. Essere secondo solo a lui, per me, è un grande onore. In questo Giro non ho mai mollato e, alla fine, sono stato premiato con il secondo posto. E' stata una bellissima esperienza per me. Il Tour? Vediamo quali saranno i programmi della squadra, le scelte dei tecnici, in questo momento devo pensare solo a recuperare". E' certo che Aru, o con Nibali al Tour o con Landa alla Vuelta, parteciperà nella stagione in corso a un'altra grande gara a tappe. Ieri, dopo il trionfo sul Sestriere, nella tappa dei rimpianti, il general manager Vinokourov è stato abbastanza indicativo. "E' arrivato il momento di far fare esperienza ad Aru anche in una corsa come quella francese - le sue parole - è giusto che prenda coscienza delle difficoltà di questo tipo di performance". Una promessa e una minaccia per gli avversari, ma anche un bel messaggio a Nibali.
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