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In evidenza
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Ci sono il reporter del Wall
Street Journal Evan Gershkovich e l'ex marine Paul Whelan, ma
anche oppositori e dissidenti russi come Vladimir Kara-Murza,
Ilya Yashin ed Oleg Orlov tra i 24 prigionieri (oltre a due
minorenni) dello scambio tra Usa, Russia e altri cinque Paesi.
Washington aveva lavorato a un accordo "che avrebbe dovuto
includere anche Alexei Navalny, ma sfortunatamente è morto", ha
rivelato commosso in conferenza stampa il consigliere per
sicurezza nazionale Jake Sullivan, escludendo poi che lo scambio
abbia legami con guerra in Ucraina. Il Cremlino in cambio ha
ottenuto una decina di detenuti, tra cui spicca Vadim Krasikov,
il colonnello dell'Fsb condannato all'ergastolo in Germania per
aver ucciso in pieno giorno in un parco a Berlino Zelimkhan
Khangoshvili: un ex comandante ceceno indipendentista, uno dei
nemici di Vladimir Putin. Si tratta del più grande e complesso
'prisoner swap' tra Washington e Mosca, e più in generale tra
Ovest ed Est, dai tempi della guerra fredda. Un'operazione
celebrata da Joe Biden, con i famigliari dei prigionieri
liberati alla Casa Bianca, come "un'impresa diplomatica" e un
"potente esempio" dell'amicizia degli alleati. Sollievo e plauso
anche dall'Onu, da varie cancellerie europee, da Iulia Navalnaya
("ogni prigioniero politico rilasciato è una grande vittoria e
gioia) e in particolare dal Wsj, che ha ringraziato Biden e gli
altri governi per i loro sforzi. I nomi eccellenti sono diversi:
il più famoso forse è Gershkovich, primo giornalista americano
arrestato per spionaggio dai tempi della guerra fredda e
condannato a 16 anni di galera, dove stava da 490 giorni. Whelan
era in cella invece dal 2018, anche lui condannato a 16 anni per
spionaggio. Tra i prigionieri di Putin finiti in Usa Vladimir
Kara-Murza, il più noto dissidente (con nazionalità russa e
britannica) rimasto in carcere con una pena a 25 anni (insieme a
Ilya Yashin, anche lui liberato), e la giornalista
russo-americana di Radio Free Europe Alsu Kurmasheva (6 anni e
mezzo per aver criticato la guerra in Ucraina). Rilasciato anche
il veterano dei diritti umani e condirettore dell'ong Memorial
Oleg Orlov. Berlino ha accolto 12 tra prigionieri politici russi
e cittadini tedeschi: tra loro anche il mercenario Rico Krieger,
condannato per terrorismo a Minsk e graziato da Alexander
Lukashenko, alleato dello zar. Lo scambio è avvenuto
all'aeroporto Esenboga di Ankara, dove sono atterrati ben sette
aerei che poi hanno rimpatriato i vari prigionieri. A
supervisionare l'operazione i servizi segreti della Turchia,
Paese Nato che ha buoni rapporti con Mosca e che nell'aprile del
2022 facilitò anche lo scambio tra l'ex marine Trevor Reed e il
pilota russo Konstantin Yaroshenko. Dietro però ci sono lunghi e
difficili negoziati multilaterali, con un ruolo cruciale giocato
dalla Cia e dal suo capo Bill Burns. L'operazione segna
sicuramente una vittoria politica e diplomatica per Joe Biden e
anche per la sua vice ed ora candidata presidenziale Kamala
Harris (coinvolta nei negoziati), in un momento in cui
l'immagine della Casa Bianca appariva indebolita dall'escalation
in Medio Oriente. Al contrario è un brutto colpo per Donald
Trump, che denunciava la debolezza del commander in chief anche
sul dossier prigionieri promettendo che li avrebbe riportati a
casa lui una volta rieletto. Successo anche per Putin, che
mostra lealtà ai suoi agenti arrestati all'estero, ma col
rischio di aver graziato e liberato oppositori che potrebbero
rianimare la moribonda opposizione russa in esilio. Un azzardo
invece per il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che per la sua
"decisione non facile" potrebbe pagare la reazione dell'opinione
pubblica. "Oggi tre cittadini americani e un titolare di green
card americano ingiustamente imprigionati in Russia, alcuni per
anni, stanno finalmente tornando a casa: Paul Whelan, Evan
Gershkovich, Alsu Kurmasheva e Vladimir Kara-Murza. L'accordo
che ha garantito la loro libertà è stato un'impresa diplomatica.
Tutti hanno sopportato sofferenze e incertezze inimmaginabili.
Oggi la loro agonia, il loro terribile calvario, sono finiti",
ha esordito Biden, che insieme ai famigliari dei prigionieri
aveva parlato con loro poco prima. Quindi ha lodato "le
decisioni coraggiose degli alleati che ci hanno sostenuto
durante le difficili e complesse negoziazioni..., tra cui
Germania, Polonia, Slovenia, Norvegia e Turchia". Con un grazie
speciale a Berlino che ha dovuto fare "concessioni
significative" senza chiedere "nulla" in cambio. Infine la
promessa che non smettera "di lavorare finché ogni americano
ingiustamente detenuto o tenuto in ostaggio in tutto il mondo
non sarà riunito alla propria famiglia", dopo averne riportati a
casa "oltre 70, molti dei quali erano in cattività da prima che
io assumessi l'incarico". Biden non ha dimenticato il compleanno
della figlia dodicenne di Alsu Kurmasheva, cantando per lei
insieme ai presenti 'Happy birthday'. E, prima di scomparire, ha
risposto a due domande, dicendo di non aver bisogno di parlare
con Putin dopo lo scambio e chiedendo come mai Trump non abbia
avuto i poteri che vanta per liberare ostaggi durante la sua
presidenza.
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