"La nazionale? Spalletti deve fare
miracoli. Le squadre sono piene di stranieri e non abbiamo mai
dato uno stile alla nostra nazionale. Speriamo bene". Lo ha
detto Arrigo Sacchi, parlando dei prossimi Europei in Germania
al Circolo del tennis del Foro Italico: l'occasione, la
presentazione del suo libro "Il realista visionario: le mie
regole per cambiare le regole" nell'ambito di Allenamente,
iniziativa del Credito Sportivo e dell'associazione Mecenate 90
col patrocinio del ministero per lo Sport e i Giovani,
finalizzata ad allenare la mente con la lettura, allo scambio di
libri e alla condivisione di pensieri e opinioni. "Chi può
essere il realista visionario di oggi? Il calcio è condizionato
dalla storia della cultura del Paese. Noi non siamo un popolo,
siamo individualisti. E ci difendiamo. Il nostro è un Paese
vecchio in crisi totale", ha anche sottolineato Sacchi, che ha
dialogato col presidente della Lega Pro, Matteo Marani, e il
direttore dell'ANSA, Luigi Contu; all'evento hanno partecipato
anche il ministro per lo Sport, Andrea Abodi, l'ad di Sport e
Salute, Diego Nepi Molineris, il presidente dell'Istituto per il
Credito Sportivo, Beniamino Quintieri e il segretario generale
di Mecenate90, Ledo Prato.
Sacchi ha ricordato Silvio Berlusconi, presidente del suo
Milan. "Se mi manca? Sì, ho avuto un dispiacere, gli devo molto.
Lui mi aiutò, mi disse che dovevamo diventare la più grande
squadra della storia e io gli dissi che poteva essere frustrante
e anche limitativo. Gli davo sempre del lei e lui non voleva, me
lo disse anche quattro mesi prima che morisse. Risposi che non
ce la facevo". Chiusura su Daniele De Rossi e la sua esperienza
da allenatore alla Roma: "E un ragazzo d'oro, gli auguro tutto
il bene possibile. Ero curioso per lui, a Ferrara non aveva
fatto bene, perchè era come un direttore d'orchestra che ha a
disposizione un batterista piuttosto che un violinista. Nel
calcio italiano succede sempre".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA