Tre dischi, in tre mesi. Così Renato
Zero conclude con l'uscita di Volume 1, il terzo capitolo di
Zerosettanta (per Tattica), il lungo viaggio iniziato a
settembre (nel giorno del suo settantesimo compleanno),
continuato a ottobre e ora concluso a novembre.
Un cerchio che si chiude, per un lavoro coerente dal primo
all'ultimo dei 40 brani incisi, con l'obiettivo (dichiarato) di
arrivare alla radice delle emozioni, per lasciare sempre il
segno. E senza alcuna intenzione di concludere un viaggio,
iniziato oltre 50 anni fa. Nonostante i tempi e i gusti che
cambiano (e il testo del brano di apertura Amara Melodia che
recita "adesso smetto perché sei ferita"). "Immagino a fatica di
potere essere un Don Chisciotte - dice Renato Zero, criticando
senza troppi giri di parole radio e discografia, ree di non
rendergli la giusta considerazione -. Quando vieni da una
stagione prolifica di talenti e cantautori e fatichi ad avere
corrispettivo di confronto, questo distacco ti crea imbarazzo.
Ma continuerò a offrire la mia partecipazione e il mio talento".
E come non vuole rinunciare alla musica, Zero non rinuncia
neanche ai suoi sogni. Uno in particolare, quello di Fonopoli,
la cittadella della musica progettata ma mai finora realizzata,
"nonostante il confronto con tre sindaci, durante quattro
legislature). "Ho parlato al telefono con la sindaca di Roma
Virginia Raggi non più di dieci giorni fa, è stata molto
attenta. Ha sempre stimato l'idea di Fonopoli e io, che non
mollo, le ho prospettato l'idea di utilizzare anche spazi in
disarmo, come le caserme".
Un pensiero va anche a Maradona, scomparso mercoledì. "Le
persone che danno con generosità meritano di essere ricordate.
Un grande, ma più si è grandi, più si è soli. E la sua
solitudine è stata complice della sua dipartita". E Zero si
sente solo? "No, perché per fortuna ho famiglia numerosa,
ringrazio di essere ben corredato di affetti". A mancargli, in
tempo di covid, sono l'incontro e l'abbraccio con il pubblico.
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