"Ho danneggiato il mio corpo". Lo
dice, con tanto di prima pagina dedicata a questa frase, il
campione del mondo 2018 Raphael Varane intervistato dal
quotidiano sportivo 'L'Equipe'. Varane, difensore che con il
Real Madrid ha vinto tutto prima di passare al Manchester
United, racconta in particolare di aver subito, durante la sua
carriera, varie commozioni celebrali e mette l'accento sulla
pericolosità di questa situazione arrivando anche a dare un
messaggio per suo figlio: "ha 7 anni e gioca a calcio, io gli
consiglio di non andare sulla palla di testa. Per me è
essenziale".
E' una presa di coscienza con parole forti, e Varane dice di
prestare attenzione ai pericoli a cui sono sottoposti
quotidianamente i calciatori, e dai quali sono poi
condizionati. "Quando guardo alle tre peggiori prestazioni della
mia carriera - le parole di Varane -, ce ne sono almeno due
prima delle quali ho avuto un trauma cranico. Sempre qualche
giorno prima: contro la Germania nei quarti di finale della
Coppa del Mondo 2014 e poi quando ero con il Real Madrid, gli
ottavi della Champions League 2020 contro il Manchester City".
"In dieci anni non ho mai voluto parlarne - dice ancora Varane -
perché può sembrare come una scusa e non voglio che sia così.
Appari debole come conseguenza del dire che sei stanco, che hai
un'emicrania o senti gli occhi affaticati".
Queste parole richiamano alla mente anche il caso di Loris
Karius, portiere del Liverpool nella finale di Coppa dei
Campioni del 2018 persa contro il Real Madrid, quando rimase in
campo dopo aver patito una commozione cerebrale e si rese
protagonista, suo malgrado, di una prestazione tragicomica che
facilitò la vittoria della squadra spagnola. A causa del rischio
di concussioni, nel calcio giovanile inglese sotto i 12 anni è
vietato colpire il pallone di testa.
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