Il padre era un agente dei servizi
segreti tedeschi e morì suicida quando lui aveva 20 anni. Lo ha
rivelato il ct della Germania, Julian Nagelsmann, in una lunga
intervista alla rivista Der Spiegel in cui si è messo a nudo
riguardo ad uno dei momenti più duri della sua vita. Fin da
bambino, il tecnico 36enne aveva creduto che il padre Erwin
fosse un soldato prima di apprendere, quando era già un
teenager, che era un agente dei servizi segreti federali
tedeschi. "Anche mio nonno credeva che suo figlio fosse un
soldato. Non posso dire altro al riguardo e non so nemmeno
esattamente cosa facesse - le parole di Nagelsmann -, ma
comunque non era nella amministrazione.
"Avevo 15 o 16 anni quando papà me lo disse - continua -.
Mentre mi accompagnava in auto per gli allenamenti da Landsberg,
dove vivevamo, fino a Monaco a volte me ne parlava, ma davvero
dandomi pochissime informazioni perchè ovviamente non gli era
permesso parlare del suo lavoro. Questo era anche il motivo per
cui spesso diceva che era troppo per lui. Non poteva condividere
le preoccupazioni nel suo lavoro. Alla fine questo lo ha messo a
dura prova".
Erwin Nagelsmann si tolse la vita quando il figlio aveva 20
anni, senza lasciare messaggi d'addio o aver dato segni di avere
avuto quell'intenzione. "Allora io già frequentavo un corso per
allenatori a Oberhaching vicino a Monaco - ricorda Nagelsmann -.
Il direttore del corso mi ha chiamato fuori dove mi aspettava
mio suocero il quale mi ha detto che mio padre si era ucciso.
Il modo in cui si è tolto la vita ha reso chiaro che voleva
davvero morire. E' stato tremendo per me e la famiglia ma mi ha
aiutato sapere che voleva davvero morire e non si trattava di un
grido di aiuto o di un segnale. Era decisione da rispettare".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA