"Hudna, hudna", "c'è il cessate il fuoco, si torna a casa". Le anticipazioni del Qatar su un assenso iniziale di Hamas ad un nuovo accordo per lo scambio di prigionieri con Israele avevano acceso l'entusiasmo fra le masse di sfollati, stremati dagli stenti, nel sud della Striscia. A Deir el-Balah, di fronte all'ospedale Shuhada, e poi anche a Rafah, nell'estremo sud, la gente ieri è scesa in strada ballando mentre le poche automobili che ancora transitano partecipavano con i clacson all'atmosfera di gioia. Anche gruppi di bambini erano stati contagiati dalla felicità degli adulti: "Allah è grande, Allah è grande".
Ma nella notte il sud di Gaza è stato tormentato per ore da piogge insistenti che hanno allagato i rifugi e le tendopoli dei profughi, seminando desolazione. Al freddo, alla fame e al timore di malattie e di contagi si sono poi aggiunti gli aggiornamenti dei notiziari radio che riferivano che nel frattempo il cauto ottimismo della sera precedente si era dissipato e che Hamas era ancora impegnato a vagliare le proposte inoltrate dai mediatori dell'Egitto e del Qatar.
"Ieri - hanno raccontato a Rafah diversi sfollati - speravamo che l'incubo fosse finalmente finito, anche perché avevamo appreso che Israele ha ridotto le truppe nel nord e che nel settore occidentale di Khan Yunis i carri armati sembrano essere usciti. Insomma, sembrava proprio che le cose si stessero aggiustando". Invece nella mattinata di oggi si è diffuso un senso di costernazione. Su Facebook, in forma rigorosamente anonima, sono apparsi testi polemici nei confronti di Hamas: in particolare verso i suoi dirigenti che operano dall'estero in condizioni agiate. "Haniyeh, Hamdan - si legge in uno di questi testi, carico di amarezza -, prendete tutto il tempo necessario, noi qui non abbiamo fretta... Dovete discutere ancora? Venite a spiegarlo a chi si trova a Moassi", l'enorme tendopoli eretta in riva al mare nelle vicinanze di Rafah ed esposta ai venti.
La situazione è particolarmente complessa per chi è arrivato a Rafah con bambini piccoli. Per garantire un minimo di sostegno l'Università al-Quds ha messo a disposizione dei genitori un centro di accoglienza nel rione Tel Sultan di Rafah. Là animatori volontari del gruppo Forum Shariq intrattengono i bambini tutti i giorni, per alcune ore. In questi giorni c'è anche una sorpresa: proiettano per loro 'Il re leone' di Walt Disney. "L'obiettivo del cinema nei rifugi - ha spiegato il coordinatore Khali Kashta - è dare un sostegno psicologico ai bambini e anche ai genitori. Durante la proiezione sono felici, e possono così distrarsi dalla realtà quotidiana". Almeno per un paio d'ore.
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