/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Il film del massacro, 44 minuti di orrore

Il film del massacro, 44 minuti di orrore

Idf mostra ai media i video delle GoPro di Hamas e dei cellulari

TEL AVIV, 24 ottobre 2023, 11:45

dell'inviata Laurence Figà-Talamanca

ANSACheck

   Un filmato di 43 minuti e 44 secondi, un tempo interminabile per chi lo guarda, eppure è solo una selezione di almeno "un paio di terabyte di materiale grezzo finora raccolto". L'esercito israeliano ha deciso di mostrare ai media stranieri, tra cui l'ANSA, una selezione dei video del massacro del 7 ottobre, "centinaia di ore" riprese dalle bodycam trovate sui cadaveri dei terroristi uccisi, dai telefonini delle vittime e dei soccorritori, dai social, dalle dashcam delle auto, dalla videosorveglianza privata dei kibbutz.

 



    Nella Elias and Lila Kalimian Idf Hall, la sala proiezioni della base militare di Glilot, telecamere e cellulari dei reporter sono banditi. Israele non vuole che quelle immagini arrivino ai familiari o ai sopravvissuti, "contiamo sulla vostra comprensione", spiegano i militari. Ai giornalisti non resta che guardare, inorriditi, e prendere appunti.
    "Abbiamo pensato a lungo se mostrarveli o no. Abbiamo deciso di farlo perché dobbiamo capire, anche noi stessi, il motivo per cui combattiamo a Gaza. Dobbiamo catturare il senso di questo crimine contro l'umanità, e creare una memoria collettiva per il futuro", spiega il portavoce dell'esercito, Daniel Hagari, prima della proiezione, e avverte: "Questo non è un film". E infatti non lo è, è un pugno nello stomaco.

    Il video segue un ordine più o meno cronologico: comincia con gli uomini di Hamas a bordo di pick-up che entrano in Israele, giubilando ingozzati di ferocia. "E' stato un attacco pianificato a lungo. Avevano ordini precisi: uccidere, mutilare, violentare, rapire i civili. Non i soldati, i civili. Dovevano causare il massimo dolore possibile", sottolinea Hagari.

    Arrivano al cancello del kibbutz di Beeri, alle prime luci dell'alba. Sparano a un uomo in auto, una, due, tre volte, mentre la macchina continua ad avanzare. Il commando va casa per casa, spara a tutto ciò che si muove, compreso un cane che gli stava andando incontro festante. Con gli accendini danno fuoco alle tende, alle case. Nel filmato si vedranno decine di cadaveri carbonizzati, anche di neonati. Altri gruppi di aggressori, compresi civili armati, bloccano le auto sulle arterie principali a colpi di kalashnikov, si avvicinano al finestrino e sparano, sparano, sparano. Finché non sono certi di aver ucciso tutti gli occupanti, molti sono i ragazzi che rientravano dal festival di musica di Reim, i loro corpi trascinati fuori e ammassati sul ciglio della strada.

    I filmati sono per lo più senza audio. Ma si sente tutto in quello di un papà che, allertato dagli spari, prende i suoi due bambini ancora in mutande per la notte e cerca di nasconderli in un rifugio. I terroristi li trovano, gli lanciano contro una granata, il padre muore. I giornalisti in sala sono inorriditi, qualcuno singhiozza alle immagini dei due ragazzini terrorizzati e pieni di sangue. I due piccoli scappano in casa, si chiudono in cucina. "Papà è morto!", grida il più piccolo, sugli 8 anni, in lacrime. "Lo so. Credo che moriremo", risponde il grande che si preoccupa del fratellino: "Ci vedi da quest'occhio?", "No!".

    Il bimbo si volta per un momento verso la telecamera di casa, al posto dell'occhio c'è un buco nero. Entra un miliziano, si prende da bere. "Vuoi dell'acqua?", chiede il terrorista al bambino. "No, voglio la mamma! Perché sono vivo? Perché sono vivo?". La sorte dei due bambini non è data sapere.

    L'orrore continua. Un terrorista tenta di decapitare un uomo con una vanga, non ci riesce, ci riprova. Un neonato nella sua tutina colorata ha il cranio spappolato, si vede il cervello.
    Corpi di soldati decapitati. Un uomo nei campi sembra già morto, gli sparano ancora. Non si vedono scene di stupro, ma il cadavere di una donna mezza svestita, una profonda ferita sulla coscia. Un'altra si nasconde sotto a un tavolo, la cercano, la trovano, le sparano. Stracci in bocca, mani legate dietro la schiena. I giovani del festival si nascondono, disperati dalla paura, li sentono arrivare, un ragazzo batte i denti con gli occhi sbarrati in una smorfia di puro terrore.

    In più di un'immagine appare la bandiera nera dell'Isis: "Hamas e Daesh hanno lo stesso obiettivo, non c'entra niente l'Islam", spiega Hagari. Uno di loro chiama la famiglia a Gaza: "Papà, sono a Mefalsim! Ne ho uccisi 10! Con le mia mani! 10, papà! Guarda su whatsapp guarda cosa ha fatto tuo figlio!", grida la voce al telefono. "Che Dio ti benedica", risponde il padre. "Passami mamma. Mamma, tuo figlio è un eroe", la donna all'altro capo del filo piange. "Torna a casa!", lo supplica, realizzando forse di aver cresciuto un aguzzino.

    Il blitz sta per terminare ma non lo strazio. Hamas carica il suo bottino di ostaggi sui pick-up, li trascinano per i capelli, alcuni sono feriti, continuano a picchiarli. Qualcuno arriverà vivo a Gaza, qualcuno morirà per la strada. Il filmato finisce, la sala resta pietrificata. 

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

Guarda anche

O utilizza