"Sia le tante presenze in Duomo e il fatto che la Basilica di Sant'Ambrogio non sia riuscita a contenere i fedeli, sono la dimostrazione che il popolo ha capito che il riscatto da questa situazione implica il rischio personale, che chiudersi e rinchiudersi per via della paura prima di tutto non elimina il rischio e in secondo luogo appesantisce l'esistenza". Così il cardinale Angelo Scola, che ha parlato al termine del Pontificale di Sant'Ambrogio, patrono di Milano, ed ha spiegato che ciò "è un segno bello: è un segno che Milano sta maturando, sta crescendo, sta riacquisendo coscienza civica e, per quanto ci riguarda, sta approfondendo il valore della fede, il rapporto tra la vita e la morte e la vita definitiva con il Signore e i nostri cari".
L'arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, è "convinto che le armi non saranno usate" se da parte del popolo continuerà una risposta al terrorismo come quella di questi giorni con una forte presenza nei luoghi di culto. Il cardinale, al termine del Pontificale di Sant'Ambrogio, a chi sottolineava la presenza di poliziotti e uomini dell'Esercito a presidio del Duomo, ha spiegato però che "le armi fanno parte del corredo dei vari corpi che ci proteggono" e che la questione va affrontata "con realismo". "Perché - ha detto Scola - ricordo che nel '77 certi partiti che poi divenuti democratici, prima che il terrorismo delle Br ci mettesse quasi in ginocchio, invocavano il disarmo della Polizia". "Bisogna essere molto realisti, noi siamo certi che le armi non verranno usate, soprattutto se da parte del popolo continuerà questo tipo e questo stile di reazione che però ha bisogno di speranza, di prospettiva - ha osservato -. Ha bisogno che non dimentichiamo queste tragedie terribili, inaccettabili ma che, allo stesso tempo, non dimentichiamo che la morte incombe su ognuno di noi e in ogni momento. Ed è per questo, quindi, che dobbiamo interrogarci su qual è il compimento della nostra vita".
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