Donald Tusk ha ottenuto il suo secondo mandato alla guida del Consiglio europeo nonostante l'opposizione del suo stesso Paese, la Polonia, e nonostante l'apprezzamento per il suo lavoro di questi due anni e mezzo non sia stato sempre unanime tra i leader europei e tra i colleghi delle altre istituzioni che non lo vedevano tagliato per i lunghi negoziati europei. Quando fu eletto per la prima volta a guidare le riunioni dei leader Ue, a fine 2014, la sua carriera politica parlava da sola: è stato il primo a vincere due elezioni consecutive nella Polonia democratica sconfiggendo il populismo di destra dei fratelli Kaczynski. Centrista e liberale, in buona sintonia con la Germania di Angela Merkel, è considerato un politico pragmatico, anche nel suo atteggiamento nei confronti della Russia sulla crisi dell'Ucraina che lambisce i confini del suo Paese. Ma l'atterraggio a Bruxelles non è stato facile. Fortemente criticato per la sua scarsissima padronanza dell'inglese, ha dovuto conquistarsi poco alla volta la fiducia dei colleghi. Grazie ai corsi intensivi di inglese che lui stesso promise di frequentare durante la sua prima conferenza stampa, ha colmato in meno di un anno la grossa lacuna che gli rendeva molto difficile anche il dialogo con i giornalisti. Anche prendere le misure con i diversi dossier gli ha richiesto del tempo. E qualche gaffe. Non piacque, ad esempio, il suo ingresso a piè pari nella questione Ucraina, scavalcando anche il ruolo della Mogherini. Nella gestione della crisi greca e di quella dei migranti ha invece dimostrato di aver preso dimestichezza con quel lavoro diplomatico dietro le quinte per cui il suo predecessore, il belga Herman Van Rompuy, era stato tante volte lodato. Tusk, che non veniva dalla 'bolla brussellese' come Juncker e non aveva ambizioni politiche come Schulz, non ha mai fatto pressione per guadagnarsi le luci della ribalta ma è stato capace di tenere unita l'Europa, ad esempio, sulla delicata questione delle sanzioni alla Russia, rinnovate l'estate scorsa. Cinquantanove anni (è nato a Danzica il 22 aprile 1957), deve il suo nome Donald - insolito per un polacco - alla nonna che lo scelse in onore di un attore americano. Solo da adulto ha conosciuto le radici della sua famiglia, che appartiene all'antica minoranza linguistica slava dei Casciubi. Laureato in Storia all'Università di Danzica, da giovane ha militato in Solidarnosc e si è avvicinato al liberalismo. Dal 1983 al 1990, sotto la legge marziale del generale Wojciech Jaruselski, non riuscendo a trovare lavoro fu impiegato nella pulizia delle ciminiere industriali, lavorando tutto il giorno appeso a un'imbracatura: "Alto da terra, alto rischio, guadagno più alto degli altri", è la frase con cui lui stesso ha riassunto quegli anni. Sportivo e appassionato di calcio, è sposato dal 1978 e ha due figli.
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