Le manovre militari effettuate dalla Cina attorno a Taiwan sono una "palese provocazione contro l'ordine internazionale", ha dichiarato il portavoce della presidenza taiwanese. "La recente provocazione unilaterale della Cina non solo mina lo status quo di pace e stabilità nello Stretto di Taiwan, ma è anche una palese provocazione dell'ordine internazionale, sollevando serie preoccupazioni e condanne da parte della comunità internazionale", ha affermato Karen Kuo.
Pechino ha annunciato la fine dell'"operazione punitiva" iniziata giovedì intorno all'isola di Taiwan per dimostrare la sua opposizione a quelle che considera le dichiarazioni separatiste del nuovo presidente taiwanese Lai Ching-te. L'esercito cinese "ha completato con successo" l'esercitazione 'Spada congiunta 2024-A' contro Taiwan, ha annunciato ieri sera la tv statale CCTV-7.
Una dimostrazione di forza
Le manovre militari cinesi sono state di grande scalo, e nel secondo giorno si sono fatte ancora più aggressive, per cielo e per mare, fino a spingersi oltre le acque limitate dell'isola. Il linguaggio di Pechino è stato altrettanto duro, ad evocare un'escalation dall'esito imprevedibile: è il neopresidente filo-occidentale William Lai - come è noto Lai Ching-te - a spingere Taipei verso la "guerra", ed è per questo che il Dragone si riserva di reagire fino alla "completa riunificazione della patria".
"L'operazione punitiva" della Cina contro Taiwan, lanciata tre giorni dopo l'insediamento di Lai, considerato un "pericoloso separatista", ha segnato un salto di qualità rispetto al recente passato. Lo ha detto chiaramente il comando dell'Esercito popolare, parlando di un test sulle proprie capacità di "prendere il potere, di effettuare attacchi congiunti, nonché di controllare i territori chiave" dell'isola. L'operazione Joint Sword, che ha mobilitato forze di terra, aviazione e marina, solo nella giornata di venerdì ha fatto volare 62 caccia, 47 dei quali hanno attraversato la linea mediana dello Stretto di Taiwan: il maggior numero rilevato in 24 ore quest'anno, ha fatto sapere il ministero della Difesa di Taipei.
Oltre agli aerei, sono state identificate 27 navi da guerra e della guardia costiera cinesi. La tv di Stato ha dato risalto alle manovre. Secondo l'emittente Cctv, gli ufficiali della marina cinese hanno invitato i loro omologhi taiwanesi a "non resistere alla riunificazione con la forza", mentre grafici delle forze armate mostravano una pioggia di missili cadere su obiettivi chiave dell'isola, con il messaggio "tagliare i vasi sanguigni dell'indipendenza".
Il regime ha spiegato il motivo dell'imponenza di queste esercitazioni. "Da quando è entrato in carica, il leader della regione di Taiwan ha messo seriamente in discussione il principio di una sola Cina, che spinge i nostri compatrioti di Taiwan in una pericolosa situazione di guerra e pericolo", ha affermato un portavoce del ministero degli Esteri, riferendosi al presidente Lai. E avvertendo che questo "si chiama giocare con il fuoco e chi gioca con il fuoco si brucerà sicuramente". In concreto, "ogni volta che il movimento che sostiene l'indipendenza di Taiwan ci provoca, andremo un po' oltre con le nostre contromisure, fino a quando non sarà raggiunta la completa riunificazione della madrepatria".
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