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I socialisti vincono in Catalogna, ma è rebus alleanze

I socialisti vincono in Catalogna, ma è rebus alleanze

Le forze indipendentiste perdono maggioranza. Per la prima volta da 13 anni, cambio di ciclo nella regione

MADRID, 13 maggio 2024, 11:49

Paola Del Vecchio

ANSACheck

Catalogna - RIPRODUZIONE RISERVATA

Per la prima volta da tredici anni, i partiti a favore dell'indipendenza hanno perso la maggioranza nel Parlamento catalano alle elezioni vinte dal candidato socialista del Psc, l'ex ministro di Sanità Salvador Illa. Con il 95% dei voti scrutinati, le tre forze indipendentiste, Junts per Catalunya, con l'ex presidente Carles Puigdemont, Esquerra Republicana de Catalunya, con il governatore uscente Pere Aragones, e l'anticapitalista Cup ottengono complessivamente 59 seggi dei 135 della camera catalana, distanti dalla maggioranza assoluta di 68.


Vincono i socialisti in Catalogna, con il candidato a governatore Salvador Illa, leader del Psc che, secondo gli exit poll di Sigma e i primi dati ufficiali parziali, si conferma come la forza più votata e che con il 29% raggiungerebbe 43 seggi su 135. Ma, come nel 2021, è distante dalla maggioranza assoluta per governare, sebbene in un contesto sociale molto diverso da quello di tre anni fa, in cui l'indipendenza non è stata al centro della contesa elettorale per la stanchezza dell'elettorato, che ha lasciato alle spalle velleità di strappi unilaterali, come il referendum secessionista del 2017. E fra tensioni politiche crescenti a livello nazionale, dove il test in Catalogna marca la tenuta del governo del premier Pedro Sanchez, dipendente dai partiti catalanisti per la sopravvivenza a Madrid.

Il partito indipendentista Junts per Catalunya dell'ex presidente Carles Puigdmont, con il 19% e 32-36 seggi, sorpassa la Sinistra repubblicana catalana (Erc) del governatore uscente Pere Aragones (17%, 24-27 seggi) che paga il prezzo della gestione incerta degli ultimi due anni. Con l'anticapitalista Cup, l'altra forza indipendentista, al 6% con 7-9 seggi, sfiorerebbero la maggioranza assoluta di 68 scranni sui 135 del Parlamento catalano. Un successo personale di Carles Puigdemont, l'ex president riparato sei anni fa in Belgio, tornato ad agitare l'epica indipendentista nella campagna fatta dalla località francese oltrefrontiera di Argeles-sur Mar. "Spero sia l'ultima giornata dell'esilio di molte persone che sono fuori, che hanno passato molti anni all'estero ed è già ora che tornino a casa", ha detto nel depositare il voto l'ex eurodeputato, che alla fine della campagna ha avvertito: "Madrid, preparatevi, stiamo tornando". Forte della legge di amnistia negoziata con Sanchez, in cambio del sostegno all'investitura. Il Partito Popolare triplica i seggi del 2021 (che fu il peggiore suo risultato nella regione) arrivando a 14 davanti all'ultradestra Vox, che ne otterrebbe 12, in caduta rispetto a tre anni fa.

A sinistra, i Comuns dell'ex sindaca di Barcellona, Ada Colau, si fermano 5-6 seggi (rispetto agli 8 del 2021). Mentre all'estrema destra, Aliança Catalana, la forza anti islamista e secessionista di estrema destra guidata dalla sindaco di Ripoll, Silvia Orriols, capitalizza il voto di protesta e al suo esordio incassa il 3,9% e 3 seggi. Resta fuori dalla Camera catalana il liberale Ciudadanos, che perde i 6 seggi del 2021 e solo nel 2017 era stata la prima forza politica nella regione. Dopo anni di instabilità, i socialisti potrebbero quindi riprendersi la presidenza della Generalitat, perduta nel 2010, se Salvador Illa riuscirà a chiudere i negoziati con Erc e i Comunes. In questo scenario, in Esquerra Republicana si aprirà un profondo dibattito interno sull'ipotesi di lasciare definitivamente gli alleati indipendentisti per un'alleanza con i socialisti, che puntellerebbe anche l'esecutivo nazionale Psoe-Sumar. Erc, del governatore uscente Aragones, sarebbe l'ago della bilancio di quello che si annuncia come o rebus per la governabilità. "Oggi apriamo una nuova tappa decisiva in Catalogna", ha ripetuto Illa dopo aver votato a La Roca del Valles, sua città d'origine.

Esortando i cittadini, in tandem con Pedro Sanchez nella campagna elettorale, a votare per "un cambiamento tranquillo" per "il progresso, la convivenza e la stabilità", dopo "il decennio perduto" a guida indipendentista nella regione. La politica di distensione perseguita dal 2018, passata per gli indulti ai leader catalani condannati per sedizione e per l'amnistia ai coinvolti nel processo indipendentista - che sarà approvata in via definitiva al congresso a fine mese -, ha dato i suoi frutti solo in parte. Un'eventuale alleanza socialisti-Junts è in principio da escludere, come ha già fatto Puigdemont. La domanda è: che incentivi possono avere i due partiti catalanisti per garantire la governabilità centrale spagnola se uno dei due (o entrambi) restano fuori dal governo catalano a causa dello sbarco del Psc alla Generalitat.

Sánchez, 'risultato storico, una nuova tappa'

"Congratulazioni a Salvador Illa per questo storico risultato ottenuto in Catalogna. Noi socialisti siamo di nuovo la prima forza. Da oggi inizia in Catalogna una nuova tappa per migliorare la vita dei cittadini, ampliare diritti e rafforzare la convivenza": così su X il premier spagnolo, Pedro Sánchez, commentando i risultati delle amministrative catalane. "La Catalogna è pronta per trasformare in realtà un futuro nuovo e aprire un periodo di speranza", ha aggiunto il leader iberico.

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