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'Corsa contro il tempo per ostaggi, Israele agisca'

'Corsa contro il tempo per ostaggi, Israele agisca'

L'ex 007 che salvò Shalit: 'Serve accordo umanitario con Hamas'

TEL AVIV, 21 ottobre 2023, 19:45

dell'inviata Laurence Figà-Talamanca

ANSACheck
Le foto delle persone in ostaggio © ANSA/AFP

"La finestra per il rilascio degli ostaggi è molto stretta. Israele deve agire subito. Se aspettiamo la fine della guerra, potrebbero essere già morti. Abbiamo poco tempo". Il monito al governo Netanyahu arriva, dalle pagine di Haaretz, da un esperto negoziatore, David Meidan, ex ufficiale del Mossad, l'uomo che trattò con Hamas per la liberazione del soldato Gilad Shalit nel 2011.

"L'esperienza con Hamas ci ha insegnato che non dà niente per niente. La domanda è: quanto spazio c'è per trattare?", si chiede Meidan che all'epoca di Shalit si sedette faccia a faccia con i leader di Hamas. In quell'occasione, "ho imparato molto sulla natura umana. Sul male. Ho imparato che il nero ha diverse sfumature", ha ricordato. Oggi "dobbiamo essere realisti. Mi piacerebbe poter obbligare Hamas a liberare tutti gli ostaggi immediatamente. Purtroppo il mondo non è abbastanza forte per farlo". Ecco perché - è la sua proposta - "dobbiamo raggiungere un accordo per liberare" almeno i civili "più vulnerabili, i bambini, gli anziani, le donne e i feriti". In cambio Israele dovrà dare qualcosa "nel settore umanitario". Secondo gli ultimi dati dell'esercito, dei 210 ostaggi 20 sono anziani, 30 sono minori, e le famiglie hanno precisato che l'età dei loro cari rapiti va dai 9 mesi ai 90 anni. "Se riusciremo a riportarli a casa, sarà anche un enorme contributo alla resilienza e al morale di Israele", insiste l'ex Mossad.

Shalit restò nelle mani dei terroristi per 5 anni e fu liberato con uno scambio di oltre 1.000 prigionieri: alcuni di loro avrebbero poi partecipato al massacro nei kibbutz del 7 ottobre. In quel caso, ricorda ancora Meidan, Hamas "lo teneva in uno scantinato, separato dal resto del mondo. Era ferito e non lo curarono. Non c'era nessuna Croce rossa, nessun medico lo visitò. Pochissimi, anche tra i leader di Hamas, sapevano dove fosse rinchiuso" per non lasciar trapelare nessuna informazione. In questo caso, con 210 persone da gestire, compresi dei neonati, "è impossibile" per Hamas tenerli nascosti" come accadde per Shalit. Per questo, prosegue l'ex negoziatore, "credo che Hamas abbia interesse in questo momento a rilasciare i prigionieri" e anche "per riparare la sua immagine". Lo confermerebbero anche le parole del rappresentante dell'organizzazione in Libano, Osama Hamdan: Hamas vuole "chiudere il dossier dei civili". Per i militari invece se ne discuterà solo dopo la fine dei raid israeliani su Gaza.

Al tavolo, però, serve un mediatore esterno che l'ex agente segreto individua principalmente in due Paesi: il Qatar, "che finanzia Hamas in termini di infrastrutture, elettricità, acqua e denaro" e che ha svolto un ruolo importante nel rilascio delle due donne americane, e l'Egitto, "senza il quale non può sopravvivere". "Tutti altri Paesi, eccetto gli Stati Uniti ovviamente", che si affrettano a offrire i loro contatti per negoziare, "con il dovuto rispetto, sono gentili. Ma - ha tagliato corto l'esperto 007 - non saranno in grado di portarci la soluzione".

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