I roghi del Corano alzano improvvisamente la temperatura dello scontro politico in due delle più avanzate democrazie occidentali: i governi di Svezia e Danimarca cercano di correre ai ripari cercando appigli legali per fermare le manifestazioni, ma trovano lo sbarramento dei partiti di sinistra. E di parte della società civile.
I due partiti progressisti danesi, Enhedslisten e Sf, hanno inasprito oggi il livello dello scontro bocciando immediatamente l'ipotesi di bloccare i roghi annunciata ieri dall'esecutivo di Copenaghen. Ciò "interferisce con le libertà fondamentali", hanno detto. "Non dovremmo cambiare la nostra legislazione perché alcuni regimi dispotici, che non hanno il minimo rispetto nemmeno per i più elementari diritti, minacciano gli interessi di esportazione", ha scritto su Twitter Mai Villadsen, portavoce di Enhedslisten.
Ma i timori di attacchi terroristici in Svezia e Danimarca, o ai loro cittadini all'estero, sono stati rappresentati in tutta la loro gravità da un post su Instagram del primo ministro svedese Ulf Kristersson: "Siamo nella più grave situazione riguardo alla nostra sicurezza dalla seconda guerra mondiale", ha scritto ieri. "In Svezia abbiamo iniziato a lavorare sull'analisi legale - inclusa la legge sull'ordine pubblico - e sulle legislazioni di altri Paesi europei per prendere misure", ha dichiarato.
Ieri Kristersson ha avuto contatti serrati con il primo ministro danese Mette Frederiksen. Nel mentre il ministro degli Esteri danese Lars Lokke Rasmussen ha annunciato in tv che l'esecutivo cercherà di "trovare uno strumento" che consenta alle autorità di impedire la profanazione di copie del Corano davanti alle ambasciate in Danimarca: "I roghi sono atti profondamente offensivi, sconsiderati, commessi da pochi individui che non rappresentano i valori della società danese", ha detto. E ha osservato che le manifestazioni hanno "raggiunto un livello tale per cui la Danimarca, in molte parti del mondo, è percepita come un Paese che facilita la denigrazione delle culture, delle religioni e delle tradizioni di altri Paesi".
Tuttavia oggi, incuranti dei timori del Paese, due uomini di origine araba hanno dato fuoco a una copia del Corano fuori dal Parlamento di Stoccolma. Sorridendo ironicamente. Sull'altro fronte, l'Organizzazione della cooperazione islamica (Oic) ha tenuto una riunione straordinaria: il segretario generale Hissein Brahim Taha "ha espresso il suo disappunto per il fatto che finora non siano state prese misure adeguate contro la profanazione in piazza del testo sacro".
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