Ergastolo confermato per Wayne
Couzens, il poliziotto dei reparti di elite di Scotland Yard
responsabile l'anno scorso di uno dei più efferati casi di
femminicidio recenti avvenuti a Londra e nel Regno Unito:
l'uccisione della 33enne Sarah Everard, fermata mentre rincasava
di sera in un quartiere residenziale della capitale con la
scusa di un finto arresto (per asserita violazione delle
restrizioni Covid allora in vigore), quindi sequestrata,
violentata e massacrata fuori città.
L'ormai ex funzionario aveva provato a contestare con altri
condannati al carcere a vita senza possibilità di scarcerazione
anticipata la sentenza suprema, inflittagli in primo grado e in
due successivi appelli nei mesi scorsi: sentenza che con questi
paletti categorici è prevista dall'ordinamento britannico solo
in circostanze "eccezionali". Circostanze eccezionali che
tuttavia il Lord Chief Justice, Ian Burnett, magistrato più alto
in grado d'Inghilterra e Galles interpellabile per un'ultima
verifica, ha sancito essere pienamente giustificate nel suo
caso: sottolineando "la brutalità della violenza sessuale e
dell'omicidio", aggravata "dal grottesco abuso della posizione
di ufficiale di polizia di Couzens".
La vicenda Everard, seguita da un'ondata di shock e da
polemiche e proteste, ha rappresentato un dei casi più gravi
nell'ondata di scandali recenti abbattutisi su Scotland Yard.
Scandali che hanno contribuito alle dimissioni anticipate di
Cressida Dick, prima comandante donna del maggiore corpo di
polizia britannico; e che nei giorni scorsi hanno proiettato
nuovo imbarazzo sul dipartimento, dopo le rivelazioni di
presunti messaggi in cui due o tre colleghi di Couzens avrebbero
in passato scambiato con lui messaggi di tenore sessista su
giovanissime arrestate, e sghignazzato in risposta a sue
'battute' su scenari di stupro.
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