(di Rodolfo Calò)
Una famiglia di italiani, una
coppia di Testimoni di Geova originari di Potenza e il loro
figlio, è stata rapita in Mali, il pericolosissimo Paese del
Sahel dove imperversano gruppi jihadisti e dove la Farnesina sta
cercando di acquisire informazioni vagliando le poche
disponibili. I tre rapiti, a quanto si è appreso nel capoluogo
lucano, sono Rocco Langone, la moglie Donatella e il figlio
Giovanni. Insieme a loro è stato sequestrato anche un cittadino
del Togo.
Il sequestro è stato compiuto nella tarda serata di giovedì
da "uomini armati", ha riferito una fonte della sicurezza
maliana senza fornire dettagli su chi potrebbero essere i
rapitori che hanno agito in località Sincina, nel sud-est del
Paese. La fonte ha rivelato che sono in corso "contatti
diplomatici", facendo intuire l'esistenza di trattative.
La località del rapimento si trova "a una decina di
chilometri da Koutiala", ha precisato un politico locale
riferendosi a una cittadina situata a circa 100 km dal confine
con il Burkina Faso e a 300 dalla capitale maliana, Bamako. I
sequestratori erano "a bordo di un veicolo", ha riferito il
politico parlando di "italiani" appartenenti ai Testimoni di
Geova così come il togolese.
La coppia non era in Mali per conto del movimento religioso
cristiano e millenarista, ha precisato l'Associazione dei
Testimoni di Geova del Senegal, responsabile per l'area: "Da
quasi un anno - ha ricordato un suo portavoce - non abbiamo
alcun missionario" né "alcun religioso" sul posto sebbene, come
è ovvio, ci sono "Testimoni di Geova in Mali come in molte altre
parti del mondo" che professano la propria fede.
"L'Unità di Crisi del Ministero degli Esteri sta compiendo le
dovute verifiche e accertamenti", ha comunicato la Farnesina
aggiungendo che "il Ministro Di Maio sta seguendo in prima
persona l'evolversi della vicenda".
Il Mali però è una sorta di buco nero del terrorismo islamico
che sta entrando nell'orbita della Russia. Dal 2012 il desertico
Paese è teatro di attacchi compiuti da gruppi jihadisti legati
ad Al-Qaeda e all'Isis, oltre che da milizie e banditi, causando
migliaia di morti tra civili e militari e centinaia di migliaia
di sfollati nonostante il dispiegamento di forze Onu, francesi e
africane. Un giornalista freelance francese di 47 anni, Olivier
Dubois, era è stato rapito nell'aprile dell'anno scorso a Gao,
nel nord, dal qaedista Gruppo di supporto per l'Islam e i
musulmani (Gsim o Jnim), la principale alleanza jihadista del
Sahel.
Il Mali, teatro di due colpi di stato guidati dallo stesso
gruppo di colonnelli nell'agosto 2020 e nel maggio del 2021, è
governato da una giunta militare che si è allontanata dalla
Francia e dai suoi partner preferendo la Russia e i mercenari
"Wagner" per frenare l'avanzata jihadista che ha raggiunto il
centro del Paese e i confinanti Burkina Faso e Niger.
Sottoposta a sanzioni della Comunità degli Stati dell'Africa
occidentale (Ecowas), la giunta guidata del colonnello Assimi
Goïta ha accantonato un suo impegno iniziale di restituire il
potere ai civili dopo le elezioni che si sarebbero dovute tenere
nel febbraio scorso. L'Alto rappresentante per la politica
estera e di sicurezza dell'Ue, Josep Borrell, ha annunciato
nelle ultime ore che sarà "presentato un piano per
ridimensionare la nostra missione in Mali" dato che "non vedo
più una prospettiva" per l'addestramento delle truppe locali.
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