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A Beregovo, qui la porta verso l'Ungheria IL REPORTAGE

A Beregovo, qui la porta verso l'Ungheria IL REPORTAGE

L'Ordine di Malta assiste i profughi: 'Passati in 600 mila'

BEREGOVO, 30 marzo 2022, 19:25

dell'inviato Patrizio Nissirio

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A Beregovo, qui la porta verso l 'Ungheria - RIPRODUZIONE RISERVATA

A Beregovo, qui la porta verso l 'Ungheria - RIPRODUZIONE RISERVATA
A Beregovo, qui la porta verso l 'Ungheria - RIPRODUZIONE RISERVATA

ANSArrivano alla spicciolata, dopo l'ondata delle ultime settimane, ma è un flusso ininterrotto di visi stanchi e sguardi smarriti: i profughi ucraini che arrivano al centro di assistenza dell'Ordine di Malta a Beregsurany, in territorio ungherese vicino alla frontiera ucraina, hanno pochissimo - i più solo una valigetta - e tutto da chiedere. In 600.000 hanno attraversato questa frontiera, passando dalla Transcarpazia, la provincia ucraina dove è maggioritaria l'etnia ungherese. E dove la guerra, fortunatamente, non è ancora arrivata.
    "Noi siamo qui per chiedere loro di cosa hanno bisogno - spiega Imre Szabjan, capo delle operazioni di soccorso in Ungheria dell'Ordine - qui li registriamo, offriamo assistenza medica e passaggi per dove vogliono arrivare. Budapest, ma anche Praga o Vienna. Restano di solito 1-2 giorni, poi proseguono il loro viaggio. C'è poi chi non sa dove andare, e allora diamo anche un alloggio temporaneo". Poco più in là, Olga, che ha con sé il gatto Zen, arriva da Kiev: "Vengo dal Donetsk - racconta - ma dal 2014 mi sono trasferita nella capitale. Ora voglio andare in Germania per studiare moda. Parto oggi stesso". Ha dormito per giorni in cantina, mentre cadevano le bombe, e poi è arrivata qui in autostop. E per una persona che va altre arrivano, anziani, ma anche una squadra di lotta greco-romana, che si fa orgogliosa una foto con la bandiera gialla e blu.
    Vanno a Budapest per una serie di incontri. Chissà quando potranno rientrare in patria.
    La polizia ungherese controlla con discrezione che qualcuno non si approfitti delle persone più fragili, come donne e bambini, per trasformarle in vittime del traffico di esseri umani. Una campagna di informazione promossa dall'Ordine di Malta ha invitato a non prendere passaggi da sconosciuti. Il flusso, spiegano all'Ordine (che per l'emergenza Ucraina ha stanziato complessivamente 40 milioni di euro), è ora più lento perché la maggior parte di chi voleva lasciare il Paese lo ha già fatto (oggi sfiorano i 4 milioni), e i ponti distrutti sul fiume Dnepr impediscono a molti di spostarsi ad ovest. In ogni caso, spiega Szabjan, "in Transcarpazia ci sono circa 500.000 persone sfollate da altre parti dell'Ucraina. Aspettano per vedere cosa succede". Solo qualche giorno fa qui transitavano 1.200 persone al giorno.
    Pochi chilometri e si entra in Ucraina, dove le strade disastrate mostrano una differenza immediata con la curata campagna d'Ungheria. Poche macchine, rispetto ai giorni scorsi - quando erano migliaia, così come le persone che arrivavano qui a piedi - sono in fila in attesa di entrare in Ungheria. A Beregovo l'Ordine è attivo da decenni, e assiste bambini disabili e quelli di etnia Rom, qui numerosissimi. La guerra ha cambiato il quadro, ma l'opera continua, anche oltre i rifugiati. In un capannone, montagne di aiuti - oggi ce ne sono circa 100 tonnellate - che arrivano da ogni dove, aspettano di essere smistate in ogni parte del Paese sconvolto dalla guerra, da Mariupol a Leopoli, fino a Kiev. L'Ordine è attivo in maniera capillare, con hotspot e presidi, così come in Ungheria, dove coordina l'azione di tutte le ong impegnate nei soccorsi.
    "Riceviamo qualcosa come 5.000 tonnellate di aiuti al giorno", dice Tunde Hnatik, ucraina di etnia ungherese. "Qui facevano mattoni, ora lo usiamo noi come magazzino". Dentro c'è di tutto, dal cibo in scatola ai pannolini, da enormi latte di fagioli a paste di marche mai viste in Italia.
    Alla mensa dell'Ordine, poco distante al centro di Beregovo, un'anziana volontaria sorridente ha appena cucinato il goulash . "Qui tutti danno una mano, a cucinare, a portare doni", dice Maria, venuta qui da Budapest, all'inizio della guerra. "Senti che buon profumo". 

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