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L'analisi: "Tutti gli errori di Putin in Ucraina, ora si cerca una via d'uscita"

L'analisi: "Tutti gli errori di Putin in Ucraina, ora si cerca una via d'uscita"

L'esperto: "Il convoglio chilometrico di carri armati era un ingorgo"

04 marzo 2022, 21:28

di Teresa Carbone

ANSACheck

"Quello a cui abbiamo assistito è stato il tentativo di ottenere il massimo risultato con uno sforzo minimo”. Con queste parole Giuseppe Anzera, professore ordinario di Sociologia dei fenomeni politici all’Università Sapienza di Roma commenta e inquadra l’offensiva militare russa in Ucraina che ha avuto inizio il 24 febbraio.

“Non è stato conquistato il dominio dell’aria – aggiunge - l’aviazione russa finora è intervenuta abbastanza di rado, con lo scopo di colpire obiettivi specifici ma senza realizzare quell’importante elemento di controllo che può permettere alle truppe di terra di fluire in maniera più rapida”.

L’”insuccesso” di questa prima fase, secondo Anzera, è stato dovuto ad un motivo preciso: “la sottovalutazione degli avversari che ha aperto la porta ad un secondo insuccesso, dovuto alla sopravvalutazione delle proprie forze. Questa seconda fase è fallita e ha lasciato in grave crisi l’apparato militare e logistico russo. Il famoso convoglio che abbiamo visto, che ha impressionato tanti, in realtà è un ingorgo di più convogli che si sono allungati per decine di chilometri, aspettando di poter fare il loro lavoro ovvero quello di rifornimento logistico, creando grossi problemi soprattutto alle truppe avanzate russe”.

Quanto alle recenti dichiarazioni del leader russo Vladimir Putin sulla necessità di “non esacerbare la situazione” con nuove sanzioni a Mosca, Anzera sottolinea che “il tentativo di raggiungere più rapidamente possibile il risultato dà l’idea di quanto Putin sia preoccupato di ottenere i suoi scopi in tempi relativamente rapidi ma il tempo è dalla parte della Russia e sugli spari alla centrale nucleare di Zaporizhzhia aggiunge: “Ci sono motivazioni di carattere strategico perché prendere il controllo di quella centrale o, come sembrerebbe, obbligare chi gestisce gli impianti a spegnere i reattori crea grossi problemi per la capacità di sostenere la fornitura di energia elettrica in buona parte dell’Ucraina. È stato documentato che ci sono quattro milioni di case rifornite solo da quella centrale che è la più grande d’Europa e una delle più grandi del mondo”. A conferma di ciò ci sono le dichiarazioni del segretario per l’Energia americano Jennifer Granholm. Su twitter ha scritto che  “i reattori sono in fase di spegnimento”.

In sostanza, secondo Anzera, nella situazione attuale di “fallimento di una rapida presa del potere a Kiev, fallimento della penetrazione nel territorio ucraino, inizio di operazioni su larga scala, perché fatalmente il sistema militare russo si riorganizzerà, ci dobbiamo preparare, in teoria, ad un conflitto lungo e che rischia di coinvolgere le grandi città e le popolazioni civili in maniera drammatica”.

Occorre poi capire che “la retorica putinina” peraltro definita da Anzera “decisamente inefficace” sul piano della comunicazione e del racconto del conflitto quando il leader russo parla di “operazione di pacificazione” è in realtà “un’operazione non ben condotta che lo ha invischiato in un contesto nel quale sempre più spesso, anche a Occidente, si comincia a capire che è importante dare a Putin una sorta di soluzione, una via d’uscita, di facciata, sostanziale o temporanea prima di ulteriori negoziati per la creazione dell’avvio di un processo diplomatico di mediazione”.

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