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'La responsabilità per la morte di Regeni è degli apparati di sicurezza egiziani'

Regeni

'La responsabilità per la morte di Regeni è degli apparati di sicurezza egiziani'

La relazione finale della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte del ricercatore italiano

ROMA, 01 dicembre 2021, 12:20

Redazione ANSA

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Fiaccolata in memoria di Giulio Regeni - RIPRODUZIONE RISERVATA

Fiaccolata in memoria di Giulio Regeni - RIPRODUZIONE RISERVATA
Fiaccolata in memoria di Giulio Regeni - RIPRODUZIONE RISERVATA

"La responsabilità del sequestro, della tortura e dell'uccisione di Giulio Regeni grava direttamente sugli apparati di sicurezza della Repubblica araba d'Egitto, e in particolare su ufficiali della National Security Agency (NSA), come minuziosamente ricostruito dalle indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Roma". E' quanto afferma la Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni nella relazione finale che verrà approvata oggi.

"I responsabili dell'assassinio di Giulio Regeni sono al Cairo - si afferma nel documento -, all'interno degli apparati di sicurezza e probabilmente anche all'interno delle istituzioni. La via della verità e della giustizia può trovare un correlativo oggettivo solo in presenza di un'autentica collaborazione da parte egiziana. Se nei primi due anni, alcuni risultati sono stati faticosamente e parzialmente raggiunti, anche in virtù dell'intransigenza mantenuta dall'Italia, negli anni successivi non sono venute dal Cairo altro che parole a livello politico, mentre la magistratura si è chiusa a riccio in un arroccamento non solo ostruzionistico, ma apertamente ostile e lesivo sia del lavoro svolto dagli inquirenti italiani che dell'immagine del giovane ricercatore, verso cui lo stesso presidente Al-Sisi aveva usato un tono ben diverso". 

"La mancata comunicazione da parte egiziana del domicilio degli imputati, nonostante gli sforzi diplomatici profusi al fine di conseguirla, non si risolve nella mera 'fuga dal processo' - si legge ancora nella relazione - ma sembra costituire una vera e propria ammissione di colpevolezza da parte di un regime che sembra aver considerato la cooperazione giudiziaria alla stregua di uno strumento dilatorio".

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