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Pandora Papers, svelati i tesori offshore di leader e vip

Pandora Papers, svelati i tesori offshore di leader e vip

I segreti finanziari offshore di ricchi e potenti davanti agli occhi del mondo. Da Tony Blair al Re di Giordania, all'amante di Putin. 12 milioni di file. South Dakota paradiso fiscale

NEW YORK, 03 ottobre 2021, 20:21

Redazione ANSA

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L 'ex premier britannico Tony Blair (Foto Ansa) © ANSA/EPA

L 'ex premier britannico Tony Blair (Foto Ansa) © ANSA/EPA
L 'ex premier britannico Tony Blair (Foto Ansa) © ANSA/EPA

I segreti finanziari offshore di ricchi e potenti messi davanti agli occhi del mondo. I Pandora Papers - così come sono stati chiamati dal Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi (ICIJ) che li ha elaborati sulla base di 11,9 milioni nuovi file riservati - fotografano le ricchezze nascoste nei paradisi fiscali di 35 leader mondiali, migliaia di vip e miliardari del Pianeta: dal Re di Giordania a Tony Blair, dal fondo della Regina Elisabetta a Julio Iglesias e Claudia Shiffer, passando per Shakira e il circolo ristretto dei collaboratori di Vladimir Putin (amante compresa).
    L'inchiesta, frutto del lavoro di due anni di 600 giornalisti e di 150 testate (L'Espresso per l'Italia), apre uno spaccato su oltre 29.000 conti offshore e si spinge ben oltre ai Panama Papers di cinque anni fa, basati sul materiale di un singolo studio legale. I Pandora Papers raccolgono infatti l'analisi di dati di 14 diverse entità di servizi finanziari in Paesi e territori che includono la Svizzera, Singapore, le Isole Vergini Britanniche, Belize e Cipro. I documenti esaminati sono datati fra il 1996 e il 2020, anche se alcuni risalgono agli anni 1970.
    I file rivelano come il Re di Giordania Abdullah, storico alleato degli Stati Uniti, abbia usato varie società fantasma per acquistare per oltre 100 milioni di dollari proprietà di lusso a Malibu, in California, a Londra e a Washington. In Europa i documenti espongono l'acquisto per 22 milioni di dollari di un castello in Francia, vicino Cannes, da parte del premier ceco Andrej Babis, politico miliardario che si presenta come populista avversario dell'elite europea. Mentre in Africa puntano al presidente del Kenya Uhuru Kenyatta: pur dipingendosi da anni come nemico numero uno della corruzione, Kenyatta e alcuni dei suoi stretti familiari hanno creato almeno sette entità offshore per nascondere denaro e beni immobiliari per più di 30 milioni di dollari. Nei documenti c'è anche la famiglia reale britannica, che tramite il fondo della Regina ha acquistato per 67 milioni di sterline una proprietà a Londra legata alla famiglia del presidente dell'Azarbaijan, Ilham Aliyev, accusata di corruzione. Sempre restando in Gran Bretagna i Pandora papers notano come Tony e Cheire Blair hanno risparmiato centinaia di migliaia di sterline in tasse sulla proprietà con l'acquisto di un edificio per uffici a Londra tramite una società offshore.
    Il nome del presidente russo Vladimir Putin non compare nei documenti che, invece, fanno luce sulla fortuna di alcuni uomini e donne nella sua cerchia più ristretta. Fra questi spicca il suo amico di infanzia Petr Kolbin ma anche Svetlana Krivonogikh, con la quale Putin avrebbe avuto una relazione. Krivonogikh - che si vocifera abbia avuto una figlia dallo zar - avrebbe acquistato tramite una società offshore un lussuoso appartamento a Monaco. Nei fascicoli dell'inchiesta vengono chiamati in causa anche il cantante spagnolo Julio Iglesias, l'ex top model tedesca Claudia Schiffer e la cantante Shakira. Ma anche il mafioso Raffaele Amato: 'o Lello', arrestato nel 2005 e la cui storia ha contribuito a ispirare il film Gomorra, operava - riporta il Miami Herald - tramite una società di comodo, registrata in Gran Bretagna e usata per acquistare proprietà in Spagna poco prima di fuggire dall'Italia.
    I nomi dei grandi paperoni americani - da Jeff Bezos a Elon Musk - non compaiono nei documenti, secondo quanto riportano i medi statunitensi. Ma, per l'imbarazzo di Joe Biden e della sua lotta al fisco trasparente, i documenti rivelano come il South Dakota è uno dei paradisi fiscali mondiali, con nulla da invidiare alle "opache giurisdizioni in Europa e nei Caraibi".
    Decine di milioni di dollari - riporta il Washington Post - da fuori degli Stati Uniti sono parcheggiati in società a Sioux Falls, la capitale dello Stato americano. E parte di questi fondi sono legati a persone e aziende accusate di abusi di diritti umani o altri reati finanziari. Per Biden una rivelazione scottante che potrebbe indebolirlo davanti ai repubblicani contrari ai suoi piani fiscali americani e internazionali.

La dimostrazione del ruolo degli Stati Uniti come la più grande 'voragine' fiscale e offshore del mondo è l'unica cosa che effettivamente cattura l'occhio nei Pandora Papers. Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. "L'unica cosa che effettivamente cattura l'attenzione è la dimostrazione di quale Stato è la più grande voragine fiscale e offshore del mondo. E, naturalmente, sono gli Stati Uniti", ha detto Peskov, citato dalla Tass.

La Casa reale giordana ha respinto le informazioni contenute nei "Pandora Papers' definendole "inaccurate, distorte e che esagerano i fatti°. In una nota ufficiale diffusa dalla agenzia Petra si afferma che "non è un segreto che sua Maestà Abdallah II possieda una serie di appartamenti e di residenze negli Usa e in Gran Bretagna. Questo non è nè inusuale nè improprio'". Secondo la stessa nota quelle proprietà "non sono state pubblicizzate per motivi di sicurezza e di privacy. Non è stato per segretezza nè per tentare di nascondere le cose, come sostenuto in quelle informazioni".

"Come tante altre inchieste di giornalismo investigativo, anche questa dei Pandora Papers darà un impulso molto positivo ai decisori politici" e da parte della Commissione europea "ci sarà prima della fine dell'anno una proposta" nel suo piano per la lotta all'evasione fiscale "contro l'abuso delle società di comodo, che è una delle questioni fondamentali che emergono" anche da questa inchiesta. Lo ha detto il commissario europeo per l'Economia, Paolo Gentiloni, arrivando all'Eurogruppo a Lussemburgo.
   

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