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Francesi con il sogno jihad. Chi sono i terroristi di Rouen

Francesi con il sogno jihad. Chi sono i terroristi di Rouen

Uno aveva cercato di andare in Siria. Radicalizzato dopo Charlie

ROMA, 27 luglio 2016, 10:02

Benedetta Guerrera

ANSACheck

Una immagine di Adel Kermiche, uno dei due attentatori della chiesa vicino Rouen (Francia) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una immagine di Adel Kermiche, uno dei due attentatori della chiesa vicino Rouen (Francia) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Una immagine di Adel Kermiche, uno dei due attentatori della chiesa vicino Rouen (Francia) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Nati a Rouen, figli di immigrati musulmani, residenti a pochi passi dalla chiesa nella quale hanno scatenato l'inferno, giovanissimi e con il sogno della jihad rinvigorito dalla strage di Charlie Hebdo. A qualche ora dall'attacco nella chiesa in Normandia cominciano a emergere i primi dettagli sui due terroristi che hanno sgozzato un prete e preso in ostaggio cinque persone creando panico e terrore nel paesino di Saint Etienne du Rouvray prima di essere uccisi dalla polizia. Innanzitutto la nazionalità e l'origine. Erano nati a Rouen e abitavano a due passi dalla chiesa ma durante l'attacco parlavano in arabo e, secondo il racconto di alcuni testimoni, al loro ingresso in chiesa avrebbero urlato 'Daesh' o 'Allah Akbar'. Gli inquirenti francesi non lo hanno detto chiaramente ma da quanto trapela sui media si capisce che i due terroristi sono figli di immigrati musulmani.

Uno dei due, le cui iniziali sono A.K., aveva 19 anni ed era ben noto ai servizi anti-terrorismo francesi perché l'anno scorso per due volte aveva tentato di raggiungere la Siria per unirsi alla jihad e per due volte era stato arrestato. La prima a Monaco e la seconda, in compagnia di un altro ragazzo A.E.M., all'aeroporto di Ginevra il 14 maggio 2015, dopo essere stato respinto dalla Turchia. Rinchiuso per alcuni giorni nel carcere ginevrino di Champ-Dollon era poi stato estradato in Francia, dove era stato in prigione per un anno. Rilasciato il 22 marzo scorso, era stato posto in libertà vigilata con il braccialetto elettronico ma poteva uscire di casa ogni giorno dalle 8.30 alle 12.30. Suo fratello invece sarebbe riuscito ad arrivare in Siria e si troverebbe lì tutt'ora. In un'intervista pubblicata un anno fa su La Tribune de Geneve sua madre aveva raccontato che il "detonatore" della sua radicalizzazione era stata la strage al settimanale satirico Charlie Hebdo.

"A partire da gennaio 2015 (mese dell'attentato), da che era un ragazzo allegro, gentile, amante della musica e delle uscite con gli amici, ha iniziato a frequentare assiduamente la moschea", aveva raccontato la donna, un'insegnante, aggiungendo che in meno di tre mesi si è radicalizzato. "Diceva che in Francia non si poteva osservare tranquillamente la sua religione, parlava con delle espressioni che non gli appartenevano, era come stregato", ha aggiunto. Sull'altro terrorista non trapela alcun dettaglio. La figura chiave nelle indagini potrebbe essere il sedicenne arrestato poche ore dopo l'attentato, H.B. o forse suo fratello maggiore A.B., di cui si sono perse le tracce e che potrebbe essere il secondo terrorista dell'attacco alla chiesa.

Secondo il padre il sedicenne "non era radicalizzato", mentre il figlio maggior è partito per la jihad in Siria a soli 16 anni e sempre nella primavera del 2015. "Perché? Non lo so. Era un ragazzo gentile", racconta il padre. A.B. frequentava assiduamente la moschea del paese e si sarebbe radicalizzato in soli due mesi. Nella sua fuga verso la jihad sarebbe stato aiutato da A.K. che gli avrebbe fornito i documenti falsi. "Io e mia moglie abbiamo tentato di fermarlo dicendogli che quello non era l'islam", continua il padre. In comune tutti questi giovanissimi francesi di seconda generazione avevano il sogno della jihad. Secondo i familiari di uno dei due terroristi progettava l'attacco da tempo, da almeno due mesi. "Ne parlava in continuazione. Uscendo dalla moschea, mi ha detto: 'Sul Corano e sulla Mecca, attaccherò una chiesa'. Giuro che non ci ho creduto". Un'altra conoscenza di uno dei killer ha spiegato che era suo "compagno di collegio, il Paul Eluard, a sud di Rouen. Era un ragazzo come noi e non comprendo perché l'abbia fatto".
   

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