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di Carmela Giudice, Angela Gennaro e Cecilia Ferrara
ANSA MagazineaMag #156
I numeri dell'osservatorio dell'ANSA sui femminicidi in Italia

Uomini che uccidono le donne

Nel 2022 sono state uccise 124 donne, 102 in ambito familiare affettivo (82%): in particolare 60 donne sono state ammazzate dal compagno o dall'ex (48%). I dati dei primi mesi del 2023 confermano le stesse dinamiche.

"Nel corso degli anni Novanta del Novecento gli omicidi in Italia erano circa 1.900 l'anno, commessi soprattutto da esponenti della criminalità organizzata", negli ultimi 5 anni si sono ridotti a circa 300 l'anno: "Si tratta di un dato cruciale perché colloca l'Italia tra i Paesi più sicuri nel mondo".

A snocciolare questi numeri, che smentiscono la sensazione di insicurezza che molti italiani provano, è il primo presidente della Cassazione Pietro Curzio. "Un'ombra inquietante rimane per il fatto che circa la metà degli omicidi sono avvenuti nell'ambito dei rapporti familiari ed affettivi", aggiunge Curzio.

E questo vale soprattutto per le donne.

Nel 2022 ne sono state uccise 124 su un totale di 314 omicidi, in 102 casi il delitto si è consumato in ambito familiare affettivo (82%), in particolare 60 donne sono state uccise dal partner o ex partner (48%), secondo i dati del Dipartimento di pubblica sicurezza. Nello stesso anno gli uomini uccisi sono stati 190, 37 in ambito affettivo (19%) e, nel dettaglio, 6 per mano della partner o ex partner (3%). 

Le percentuali descrivono in maniera chiara la differenza di genere, ed è proprio questa differenza una delle ragioni per la quale è stato introdotto il termine femminicidio che la Treccani definisce come "uccisione diretta o provocata, eliminazione fisica o annientamento morale della donna e del suo ruolo sociale". Il termine non ha i confini netti di una definizione giuridica ma aiuta a inquadrare meglio un delitto complesso, quello di una donna uccisa in quanto donna.

Per analizzare e mettere sotto i riflettori questo fenomeno l'ANSA ha deciso di creare un osservatorio sui femminicidi, raccogliendo i dati sugli omicidi di donne dalle forze dell'ordine e dai proprio giornalisti sul territorio. Ogni mese sarà pubblicato un approfondimento aggiornando questo magazine e mettendo a disposizione di tutti i dati raccolti per ulteriori analisi (per averli scrivere a carmela.giudice@ansa.it).  

Sono sopravvissuta, voglio parlare per le donne chiuse in casa


L'assassino è in famiglia

Sono 20 le donne uccise in Italia nei primi due mesi del 2012, in tutti i casi l'omicidio si è consumato in ambito "affettivo familiare" se si esclude un unico episodio che è ancora totalmente avvolto dal mistero. Le vittime quindi conoscevano sempre il loro assassino che in 14 casi ha colpito all'interno delle mura domestiche (70%). E in 11 casi sui 19, di cui si sa chi ha ucciso, la mano armata era quella del partner o dell'ex partner (58%). È quanto emerge dal rapporto del servizio analisi criminale della direzione centrale della polizia criminale (dati aggiornati al 5 marzo) .

Nello stesso mese gli uomini uccisi sono stati 36, in 7 casi l'omicidio si è consumato in ambito "familiare affettivo" (19%), solo in un caso ad uccidere è stata la partner.

 

GENNAIO
La prima donna uccisa quest'anno, una maestra elementare di 56 anni, è stata strangolata dalla figlia diciassettenne nella loro casa a Bagheria.
Il 4 gennaio Giulia Donato, 24 anni, è stata uccisa dal fidanzato, guardia giurata di 32 anni, che poi si è tolto la vita con la pistola di servizio, la stessa che aveva usato per mettere fine alla vita della donna.
A metà mese tre femminicidi in due giorni. Il 14 gennaio a Roma Martina Scialdone, avvocata di 35 anni, è stata ferita a morte dai colpi di pistola esplosi dall'ex Costantino Bonaiuti, 61 anni, dopo una lite nel ristorante in cui l'uomo l'aveva invita nel tentativo di riconquistarla. 
Lo stesso giorno a Bellaria-Igea Marina (Rimini) Oriana Brunelli, 71 anni, è stata uccisa dal compagno ottantenne, che poi si è suicidato.
Il giorno dopo Teresa Di Tondo a Troni è stata accoltellata dal marito che, anche in questo caso, dopo si è tolto la vita impiccandosi.
Il 20 gennaio Yana Malaiko, 24 anni, è stata uccisa dall'ex fidanzato a Castiglione dello Stiviere (Brescia).
Il 28 gennaio Giuseppina Faiella, 97 anni, da tempo costretta a letto per malattia, è stata colpita alla testa dal convivente che, subito dopo, si è ucciso lanciandosi dalla finestra della loro casa a Napoli.

 

FEBBRAIO
Il 4 febbraio a Pietraperzia (Enna) Margherita Margani, 61 anni, è stata accoltellata in casa dalla nuora, al culmine di una lite.
Due giorni dopo Antonia Vacchelli, 86 anni, con gravi problemi di salute, è stata strangolata dal marito a Lecco.
Giallo il 9 febbraio: viene ritrovato il cadavere carbonizzato di Micheline Baldassarre in un campo incolto a Santeramo in Colle (Bari), la cinquantacinquenne aveva un coltello conficcato nel torace. 
Duplice omicidio dai contorni ancora da chiarire l'11 febbraio. Carmela "Melina" Marino, 48 anni, e Santa Castorina, di 50 anni, vengono uccisi da un uomo che si è poi suicidato davanti alla caserma dei carabinieri. I tre si conoscevano, l'uomo avrebbe avuto una relazione con Marino e considerava Castorina un ostacolo, ma solo le indagini potranno chiarire il movente.
Il giorno successivo Cesina Bambina Damiani, disabile di 88 anni, è  stata strangolata in casa dal figlio che dopo ha tentato il suicidio. 
Il 16 febbraio Rosina Rossi, 74 anni, disabile costretta a letto, è stata uccisa dal marito, a suo volta malato, che si è poi tolto la vita.
Il giorno dopo la tredicenne Chiara Carta è stata uccisa in casa ad Oristano dalla madre che ha poi provato a uccidersi.
Il 19 febbraio la Sigrid Grober, 39 anni, è stata picchiata a morte dal suo ex, in casa a Merano (Bolzano).
Il 23 febbraio Maria Luisa Sassoli, 80 anni, è stata soffocata in casa dal figlio a Ferrara
Il 25 febbraio Giuseppina Trani, ottantaquattrenne da tempo malata, è stata uccisa in casa a Fermo dal marito.

 

MARZO
Il primo marzo Caterina Martucci, 63 anni, è stata uccisa assieme al marito in casa a Carovigno (Brindisi), la pista seguita al momento è una disputa familiare legata all'eredità.
Il 4 marzo Rosalba Dell'Albani, 51 anni, è stata accoltellata dal cognato mentre si trovava in casa della madre che stava accudendo a Giarratana (Ragusa).


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Da dove vengono i numeri

Per analizzare la portata dei femminicidi in Italia bisogna partire dai dati delle forze di polizia. L'ANSA si avvale della collaborazione del servizio analisi criminale della direzione centrale della polizia criminale (ufficio interforze del Dipartimento della pubblica sicurezza) che - tra le altre cose - "effettua, anche attraverso l’estrapolazione di dati statistici, l’analisi di tutti gli episodi delittuosi che integrino fattispecie riconducibili alla violenza di genere", come spiega Stefano Delfini, direttore del servizio analisi criminale.

I dati interforze vengono acquisiti dalla banca dati delle forze di polizia e poi confrontati con le informazioni che arrivano dai presidi territoriali di polizia di Stato e carabinieri.

"I dati relativi alla raccolta omicidi rivestono un carattere operativo in quanto suscettibili di variazione in relazione all’evolversi dell’attività di polizia e delle determinazioni dell’autorità giudiziaria - aggiunge Delfini -. Per questa ragione il servizio analisi criminale periodicamente provvede al loro confronto e aggiornamento con i dati del sistema di indagine. L’esame degli elementi informativi acquisiti, che permette di ricostruire la dinamica dell’evento, l’ambito in cui si è svolto il delitto e le eventuali relazioni di parentela o sentimentali che legavano i soggetti coinvolti, consente l’elaborazione del monitoraggio che viene pubblicato sul sito del Ministero dell’Interno con cadenza settimanale. Per noi è importante ricostruire contesti e ambiti in cui si consumano questi reati, approfondendo soprattutto la relazione vittima/autore. Il nostro codice penale, infatti, è basato prevalentemente sulla figura dell’autore del reato, mentre per poter orientare il lavoro delle forze dell'ordine è  fondamentale avere delle informazioni anche sulla vittima: per evitare una vittimizzazione secondaria e per avere maggiori elementi sulla relazione con chi commette questo terribile delitto".

La questione, evidenzia Delfini, "è  anche culturale e richiede un intervento ad ampio raggio nella società: penso alle famiglie, alla scuola, alle associazioni, ai centri antiviolenza. Nelle Forze di polizia sono stati fatti importanti investimenti sulla formazione dei giovani colleghi, ma anche verso operatori e specialisti  in prima linea per poter riconoscere la violenza di genere e poter intervenire in maniera appropriata".
 


Ripartire dai dati e dalla questione culturale