Alla fine ce l’ho fatta. Ci ho messo quasi 40 anni ma sono riuscito a trovare la tana del Bianconiglio. E ci sono caduto dentro, con gioia. Solo che il paese delle meraviglie non sta nella campagna inglese - spiace per Lewis Carroll - ma a Chersky, ai confini della Yakutia, oltre il circolo polare artico russo. È qui che nel 1996 Serghei Zimov, ormai una leggenda nel suo campo, ha fondato il Parco del Pleistocene. Un’idea assurda, un mix tra esperimento scientifico e geoingegneria nonché, forse, persino azzeccatissimo investimento immobiliare. Nella tana del Bianconiglio d’altra parte realtà e sogno si fondono. Per definizione. Quel che ne esce è un mondo nuovo. Dove gli alberi sono i grandi nemici dell’uomo, il tempo a disposizione per salvare il permafrost (e dunque la nostra civiltà) è quasi scaduto e gli animali tornano a pascolare tra i ghiacci artici, così come appunto accadeva nel Pleistocene, l’era in cui da uomini abbiamo iniziato a farci dei. Mancano solo i mammut. Ma per poco. Forse, se tutto va come deve andare, fra non molto ci saranno anche quelli. Il paese delle meraviglie, appunto. Che ci offre una soluzione tangibile per fermare, o almeno mitigare, il cambiamento climatico riportando le lancette indietro nel tempo. Dunque ora bisogna mettersi comodi e seguirlo, il Bianconiglio. Perché per raccontare l’incredibile serve tempo. Ne va della vita -- la nostra.
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