La “patente” da imam però non mette a riparo il paese dagli estremisti. “E’ una questione tecnica. Non c’entra con il terrorismo che va combattuto insieme alle forze dell’ordine e con le altre comunità religiose. Non è che l’albo degli imam risolve la questione del terrorismo ma non c’è dubbio che dà un messaggio di tranquillità”, precisa l’imam di Firenze.
In effetti, al momento esiste già una forma di albo, in fase embrionale, espressione della sola l’Ucoii che ha già una gerarchia interna, dispone anche di un albo degli imam. “Ora quello che chiediamo è che venga approvato dal ministro dell’Interno – afferma Elzir - .
E’ una proposta che porteremo all’attenzione del ministro Alfano, nei prossimi incontri, insieme ad altre proposte come quella dei corsi di aggiornamento per imam, di comprensione della fede islamica e di conoscenza della realtà culturale e legislativa italiana. Dopo l’11 settembre abbiamo deciso di adoperare una filosofia che è quella di prevenire”. Quanto alle espulsioni e agli arresti di imam registrati in passato in Italia, Elzir appare tranquillo: “il nostro paese è tranquillo – aggiunge l’imam - . Non per questo bisogna abbassare la guardia ma possiamo dare un messaggio di tranquillità, reale, di fatto”.
“Il pericolo non arriva dalle moschee come una volte – avverte Foad Aodi – perché sono controllate ogni giorno e i musulmani lo sanno. Il pericolo viene dal web, fa Face book, da Twitter e dai video musicali. Bisogna indagare su ogni video, anche innocenti perché coinvolgono parecchi giovani. I messaggi veicolati dalla musica conquistano i giovani e se questi vivono una crisi di identità, soprattutto le seconde generazioni di immigrati, è possibile che si lascino convincere” e sposino la causa terroristica.
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