"Nel 2014 il ministero dell'Economia
lanciò una bozza in consultazione per la regolamentazione degli
investimenti delle Casse", e "partecipammo anche noi", a seguire
"la storia è andata avanti, le Casse si sono messe di traverso,
perché non erano d'accordo sui vincoli quantitativi. E,
effettivamente, posso riconoscere che la bozza di decreto era
molto bizantina". Lo afferma il presidente del Mefop Mauro Marè,
ascoltato stamattina in Bicamerale sugli Enti previdenziali,
sostenendo, poi, che "per, da lì in avanti, le Casse" private
dei professionisti "hanno sempre fatto una battaglia per non
avere nessun tipo di regolamentazione. I fondi pensione ne hanno
uno, le Casse no", incalza, rispondendo alla domanda del
presidente della Commissione parlamentare, il deputato leghista
Alberto Bagnai, che ha ricordato che si attende l'emanazione
ministeriale del decreto sugli investimenti degli Enti di
previdenza privati (la precedente Legge di Bilancio ne fissava
l'uscita entro il 30 giugno scorso, ndr).
Inoltre, va avanti, malgrado il comparto degli Enti si sia
dotato di un codice di autoregolamentazione sulle operazioni
finanziarie, "qualche linea guida sulle Casse di primo pilastro,
secondo me, ci dovrebbe essere", aggiungendo di essere
"contrario ai vincoli quantitativi" dei beni detenuti, però,
conclude Marè, "la forzo un po', ma dalle Casse il messaggio che
arriva" ai ministeri vigilanti (Economia e Lavoro, ndr) è "non
vogliamo essere controllate. Abbiamo il nostro profilo di 'asset
allocation', deciso dalle stesse Casse, e lo mettiamo in
pratica", domandandosi, infine: "Perché i fondi pensione, che
sono di secondo pilastro, un regolamento sugli investimenti ce
l'hanno, e le Casse che sono di primo pilastro no?".
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